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IL RISCHIO DEI RISCHI

Gianfranco Ravasi martedì 17 ottobre 2006
La speranza è una determinazione eroica dell"anima. La più alta forma della speranza è la disperazione vinta" La speranza è il rischio da correre. È addirittura il rischio dei rischi.«Essere sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi»: questo famoso programma, espresso dalla Prima Lettera di s. Pietro (3, 15), è il motto ideale del convegno ecclesiale di Verona di questi giorni. Al centro, dunque, c"è questa virtù teologale che, in quanto tale, è dono divino, ma che è pure impegno operoso del credente. È ciò che ci ricordano le parole sopra citate di quel grande scrittore cattolico francese che è stato Georges Bernanos (1888-1948) in un suo saggio (La libertà perché?). Un altro scrittore francese, anch"egli cattolico, Charles Péguy, non molti anni prima aveva composto un intero poemetto su questa virtù, Il portico del mistero della seconda virtù (1911).Egli aveva ricordato che impresa difficile è sperare, mentre disperare è la scelta più facile, lasciandosi quasi andare alla deriva. È ciò che ribadisce anche Bernanos: sperare è, certo, un rischio, esige coraggio, reazione, impegno. Ma è solo per questa via che si ritrova il senso smarrito della vita e si fa tacere l"urlo della disperazione che è segno di morte. Certo, questo cammino di ripresa è spesso arduo. Karol Wojtyla, prima ancora di diventare Papa, in un suo dramma, La bottega dell"orefice, dichiarava: «Non c"è speranza senza paura, come non c"è paura senza speranza». È per questo che bisogna affrontare con realismo e determinazione il rischio della speranza, facendone quasi l"emblema del cristiano che la testimonia in un mondo spesso intristito e sottilmente disperato, pur sotto il manto esteriore del godimento.