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Il piccolo Enea e la censura del Centro di aiuto alla vita

Umberto Folena giovedì 13 aprile 2023
Che cosa avrà commesso di male stavolta il Centro di aiuto alla vita? La sua “colpa” (per noi un merito) da quasi mezzo secolo è di creare alternative all’aborto, offrendo concrete scelte diverse alle mamme in difficoltà. Ma la vicenda del piccolo Enea, il bambino affidato alla culla anonima della Clinica Mangiagalli di Milano la mattina di Pasqua, non dovrebbe avere zone d’ombra. Martedì 11/4 ne scrivono (quasi) tutti, anche se con accenti mutevoli. A darle maggiore spazio in prima pagina è il “Quotidiano nazionale” con una grande fotonotizia, con il titolo: «Per amore di Enea»; forse perché una delle tre testate che raggruppa, assieme a “Carlino” e “Nazione”, è il “Giorno” di Milano. Marianna Vezzana riporta come tutti le parole di Fabio Mosca, primario di neonatologia della Clinica Mangiagalli: «A Milano (e da nessuna parte) nessuna donna dovrebbe sentirsi costretta ad abbandonare il suo piccolo. Un rimedio si deve trovare». Seguono altre parole che però soltanto il “Quotidiano nazionale” riporta. La sensazione è che Mosca abbia parlato ai giornalisti riuniti, le frasi sono identiche. Eppure questo passaggio è ignorato da tutti gli altri: «Il Centro di aiuto alla vita (CdV, ndr) della Clinica Mangiagalli ha già aiutato migliaia di donne in difficoltà, in gravidanza e dopo il parto, a tenere con sé e a crescere i loro bimbi». Una soluzione dunque sarebbe a portata di mano. Ma il CdV è oscurato. Ad esempio sulla “Repubblica” Zita Dazzi riporta questa frase di Mosca rivolta alla mamma di Enea: «Se ci ripensa, siamo qui per darle una mano, per sostenerla». Di fianco, la storica ginecologa della Mangiagalli, Alessandra Kustermann lancia un generico appello a Milano: «Mi piacerebbe che la città in cui viviamo adottasse la madre e il bambino per consentire che si ricongiungano, se questo è quello che la donna vuole». Il CdV sarebbe già a disposizione, ma a Zita Dazzi non viene in mente di suggerirlo a Kustermann. Sconcertante è l’articolo di Loredana Lipperini sulla “Stampa”, scritto in prima persona: «Siamo il Paese che per anni ha commesso il gravissimo errore di lasciare che il discorso sulla natalità fosse predominio di una parte politica o religiosa». Il CdV deve scontare la colpa di essersi occupato di natalità mentre altri si occupavano solo di aborto. Imperdonabile. © riproduzione riservata