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Il pacifico vociare del mercato dopo le urla preelettorali

Marina Corradi martedì 3 giugno 2014
Milano, maggio – Sono arrivati ben prima delle sei. Alla luce dell'alba hanno preso a scaricare casse e casse frutta, verdura e merce di ogni tipo. Con rapidi gesti abituali e brevi voci lanciate l'uno all'altro hanno alzato le tende. Poi un caffè nero al bar dell'angolo, il primo ad aprire. E ora sono le otto e mezza, i banchi sono apparecchiati e le donne cominciano a arrivare: è l'ora in cui il mercato rionale di via Fauché è fragrante come pane appena sfornato. L'ora in cui ancora il pesce fresco nelle casse gocciola acqua di mare. Un ambulante attacca a cantare «Lisa dagli occhi blu», un altro chiama le clienti, «Belle donne! Belle donne, venite qui...».Dove le donne si accalcano, c'è roba buona. Mi aggrego anch'io al gruppetto che affonda le mani in un mucchio di tovaglie sgargianti. Tovaglie a papaveri, a rose, a viole. Dieci euro: non posso resistere. Mi allontano con il mio sacchetto stretto in mano, come un bottino.Passo in rassegna i banchi con la soddisfazione di un generale che esamini le sue ben allineate truppe. Falangi di fragole luccicano accanto alle prime pesche e albicocche, ai cavolfiori giganti, alle zucchine coi loro fiori color oro.Tanta abbondanza di frutta bella e dolce mi commuove. Sembra un dono dell'Eden, e queste mele rosse fiammanti non somigliano forse a quella di Eva? Vado oltre, in una scia di profumo di basilico. Curiosa bordeggio le bancarelle e scopro ogni volta merci nuove. Che sapore avranno le carrube? E i tenerumi, le trombette, i friggitelli, e la cicoria matta? Alle nove e mezza già si stenta a camminare. Stesi come stendardi, lì a destra, i primi parei per il mare. I colori sgargianti sanno di solleone e di spiaggia. Avide le donne rovistano, estraggono, valutano: otto euro per un primo morso d'estate.E poi spazzole, pettini, lenzuola, tende, asciugamani e strofinacci: nella mattina limpida, tutti bellissimi. Ciabatte, e sandali che si provano scomodamente, in piedi, attente a non cadere. Una collana di finta giada, fantastica. Fatico a non farmi incantare. E l'ambulante ora è passato a «Mi ritorni in mente». Al banco dei detersivi i venditori marocchini masticano già qualche parola in milanese. Eppure, mi dico, cosa è Italia, in un semplice mercato, in una mattina di sole. Che colori, che profumi. E la gente sceglie i banchi dove la verdura costa meno, e sorveglia, sì, attentamente il peso sulla bilancia; ma poi guarda i bambini addormentati nei passeggini, e sorride. Eppure, non farei il cambio con nessun altro luogo al mondo. Le voci di minaccia e di rabbia nella campagna elettorale appena conclusa, sul mercato galleggiano come una bolla irreale. L'Italia popolare, vista da qui, sembra in pace.