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Il nonno, il moscone e un mondo «a pile»

Marco Voleri giovedì 21 febbraio 2019
«Certe cose fanno male, mica le puoi trattenere. Non c'è modo di cambiare quello che non ti va bene». Fermo al casello autostradale, in un attimo sento qualcosa di familiare e avvolgente uscire dalle casse della mia auto. Non ho mai sentito questa canzone, lo speaker parla di uno dei brani più apprezzati di Sanremo, che non ho seguito. Mi preparo a cambiare stazione, gesto impulsivo del viaggiatore seriale, che cerca sempre per scaldarsi il cuore durante i molti chilometri color asfalto che lo aspettano. «E ricordo proprio adesso ogni volta che ridevi, ogni volta che per strada ti fermavi e litigavi con la gente che agli incroci ti suonava il clacson». Blocco la mano e sorrido intimamente. Enrico canta ad alta voce il ricordo del nonno, con una punta di amarezza mista a malinconia. Davanti alla strada, inesorabilmente dritta, vedo una galleria di ricordi indelebili: una recita delle scuole elementari con mio nonno fiero, in prima fila. L'orto dietro casa e, ancora, i dolci che comprava regolarmente per il pranzo della domenica. Le brontolate benevole, il soprannome con cui raccontava la mia vivacità, "moscone". I suoi sorrisi, che custodisco gelosamente tra le cose più belle che ho dentro. «Nonno, mi hai lasciato dentro a un mondo a pile, centri commerciali al posto del cortile». Il cortile, le pallonate e i litigi tra ragazzini. E tornare a casa prima di cena, per la partita a briscola che adorava fare. Uno sciame di sintomi di felicità mi ronza nella testa, una moltitudine di emozioni vivide, rispolverate in qualche angolo della mente. «Una generazione che non so sentire, ma in fondo siamo storie con mille dettagli, fragili e bellissimi tra i nostri sbagli». Enrico Nigiotti, cresciuto come me a pane e salmastro, mette a nudo con sconcertante semplicità un sentimento inflazionato, discusso, a volte perfino osteggiato: l'amore. E, potente come un'onda che si infrange sugli scogli, con la canzone Nonno Hollywood riaccende – attraverso il suo ricordo – la fiammella del nonno che ognuno di noi ha dentro.