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IL MONDO È UN PONTE

Gianfranco Ravasi venerdì 23 dicembre 2011
Gesù – che la pace sia con lui – disse: «Il mondo è un ponte. Attraversalo, ma non fermarti lì!».

A una quarantina di chilometri da Agra, la capitale indiana dei Moghul, celebre per il suo indimenticabile Taj Mahal, si leva la città fantasma di Fatehpur Sikri, edificata nel '500 dall'imperatore Akbar, fautore del dialogo interreligioso. Ebbene, sulla moschea di quella città era stata incisa la frase assegnata a Gesù che oggi proponiamo, mentre avanziamo verso la fine dell'anno. Naturalmente il detto - che ha una sua forza poetica e spirituale - germoglia dai Vangeli, là dove Cristo invita a cercare un altro tesoro rispetto a quelli che offrono la storia e la terra, e a non affannarsi nell'accumulo dei beni caduchi (si leggano Matteo 6,19-34 e Luca 12,16-31).
Un Vangelo apocrifo, quello attribuito all'apostolo Tommaso, contiene quest'altro appello di Gesù: «Siate gente di passaggio». E la Lettera agli Ebrei non esita a suggerire al cristiano di «uscire dall'accampamento» provvisorio in cui ci troviamo perché «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (13, 13-14). La nostra civiltà è certamente di matrice sedentaria, tant'è vero che detestiamo i nomadi che s'accampano ai bordi delle nostre città. Eppure, mai come in questi tempi l'umanità si è fatta frenetica nel voler viaggiare, migrare, cercare. E spesso questa pulsione interiore è solo segno di scontentezza, di insoddisfazione, di un'attesa frustrata. Ecco perché è importante muoversi non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, tenendo fissa una meta che dia senso all'esistenza. Oltre il ponte e il fiume turbolento della storia cerchiamo un approdo che sia però più in là, nell'infinito e nei vasti orizzonti dell'anima.