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Il miracolo dell'altro

Roberto Mussapi martedì 4 settembre 2012
«A coloro che soffrono, bisogna parlare di se stessi, a coloro che hanno la mente lucida, bisogna parlare del mondo che stanno per abbandonare». Tutta l'opera di Jorge Luis Borges, è tessuta su incanto e sapienza. Chi soffre non è in grado di guardare il mondo con sufficiente tranquillità. La sofferenza chiude l'uomo in se stesso, il dolore genera un isolamento entro i confini della propria persona. Se parli a chi vive il dolore devi parlargli di te stesso, che gli sei accanto, affinché senta, a livello elementare, immediato, quasi fisico, la presenza di un altro, l'unica consolazione possibile in quei momenti. La prima conseguenza del dolore, in tutte le sue manifestazioni e accezioni, dalla sfera fisica a quella psichica — peraltro interconnesse — è la perdita di fiducia nella realtà. La percezione di uno che parla di sé è il miracolo dell'“altro”, della compagnia. Ma l'altro non basta a chi sta bene, vive serenamente e con lucidità: all'uomo sereno e lucido devi parlare del mondo. Che sta per lasciare, poiché la vita mortale ha un termine. L'uomo che non soffre deve conoscere il mondo in cui vivrà rapidamente come un fiore, per goderlo e ammirarlo. Così la sua mente si riempirà di conoscenze e stupori, compensando, nella fraternità della specie umana, la lotta di chi si aggrappa alla compagnia di un altro.