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Il martirio possibile sulle orme dei santi

Fabrice Hadjadj domenica 25 marzo 2018
La violenza di quel rapimento mi faceva presagire il peggio. Impacchettato sul cavallo assieme a Ugo, già mi figuravo quelle grandi amazzoni nell'atto di decapitarci, di evirarci o di ridurci in schiavitù in una miniera di sale. Beninteso, cercavo di paragonare la nostra situazione a quella dei santi del martirologio. La decapitazione aveva i suoi quarti nobiltà: c'erano Giovanni Battista, san Paolo e anche Crispino e Crispiniano (prima di decapitarli, avevano provato a versargli piombo fuso in bocca, a farli bollire in un paiolo di olio bollente, a spaccargli la schiena per estrarne la colonna vertebrale e il tutto aveva avuto l'effetto di estenuare gli aguzzini). Mi ricordavo che in miniera erano finiti san Massimo il Confessore e san Pafnuzio, un vescovo egiziano che ne trasse grande prestigio quando fece ritorno per sedere al Concilio di Nicea. Non avevo tuttavia nessun ricordo di santi a cui fossero stati tagliati i genitali. Delle tre opzioni, lo dico non senza un po' di vergogna, era quella che mi terrorizzava di meno. Non volevo morire. Ero troppo stanco per sopportare altre fatiche. Se l'operazione fosse stata praticata in modo chirurgico e senza ostacolare l'avvenire delle mie minzioni, avrei potuto sopportarla senza grandi perdite. Tale prospettiva era del resto la più probabile. In quella posizione avevo un posto di prima fila per osservare il cavallo del nostro cavallo: era un castrone, castrato a perfezione per diventare una brava bestia da soma. Avevo pensato ad alta voce? Stava Ugo ruminando gli stessi pensieri? Scosso vicino a me, all'improvviso esclamò: «Sì! Nel 1936 ci fu Monsignor Asensio, vescovo di Aragona, evirato vivo e poi assassinato dai repubblicani spagnoli!». Non vedevo molto bene il rapporto tra la guerra spagnola e le Venidri. L'accostamento comunque non era tranquillizzante. Tanto più che il mio caro confratello aggiunse: «Può darsi che poi diano il nostro corpo in pasto ai cani». Li avevo dimenticati, quelli là, da quando avevano smesso di abbaiare: c'è san Benigno, continuò, rinchiuso solo e nudo per sei giorni con dodici grossi cani affamati. Quando hanno riaperto la porta, le bestie stavano accucciate ai suoi piedi. Mugolavano solamente per avere le sue carezze… Oh Maria, regina delle creature, prega per noi, che possiamo fare miracoli come nella Chiesa dei primi secoli! Si mise a recitare l'Ave Maria. Cosa che feci assieme a lui. Ci rivolgevamo alla Madonna, ma si trattava di convincere dei cani.