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Il gatto di Maria, candido «cacciatore di anime»

Gloria riva giovedì 26 marzo 2015
La leggenda vuole che la Madonna avesse un gatto, forse soriano, perché nel manto di quest’ultimo vi sono stirature a forma di M, come Maria. Il gatto, del resto, compare in molte opere d’arte a soggetto religioso e con diversi significati. Nel Medioevo il gatto fu spesso cacciato e ucciso perché associato alla malignità e al demoniaco, ma dal XIV secolo, dopo la peste nera diffusa in Europa attraverso le pulci dei topi, il gatto iniziò essere rivalutato. Molte annunciazioni ritraggono l’animale accanto alla Vergine: seduto o acciambellato oppure spaventato e in corsa, come in quella del Lotto a Recanati. Qui è evidente il significato negativo. Per il Lotto quel gatto passa come per caso ed è sorpreso, quasi sopraffatto, dalla presenza dell’Angelo. Gli occhi luminosi non sono solo capaci di vedere nel buio, ma vedono anche la presenza del Mistero. L’ombra che si proietta sul pavimento è più scura e quindi, benché piccola rispetto a quella dell’Angelo, minacciosa. Il Lotto non manca di ironia, nel riprodurre il gatto: gli animali vedono spesso meglio degli uomini le cose di Dio. Sorprende per questo lo scatto di Maria che volta alle spalle alla Parola e si volge a noi. Volta le spalle all’ascolto di quella Parola perché ora, grazie a lei, diventa visione. Maria segna il passaggio dal primo a Nuovo testamento. L’espressione del felino è unica: nella sua paura s’intuisce come egli abbia qui la percezione della fine. L’incarnazione è il primo grande colpo dato al Maligno: da qui inizia il suo declino e la sua sconfitta.
Anche Pietro da Cemmo realizza un affresco in cui la Vergine ha appena ricevuto l’annuncio e lo Spirito Santo sta per spiccare il volo per compiere la grande opera dell’Incarnazione. Non a caso lo si vede sopra un alto leggio ove compaiono tre libri. Sono le tre parti della Bibbia ebraica, la Tanach e cioè: la legge, i profeti e gli scritti. Questa Parola ora si fa’ carne nel grembo di Maria. Bianco è l’abito della Madonna, come lo Spirito Santo, come il letto intonso che sta alle spalle di Maria e, infine, come il gatto che riposa indisturbato sul leggio. Il felino, capace di ingannare il topo e catturarlo velocemente è segno della vigilanza di Maria ed è bianco, appunto, come la grazia di cui ella è ricolma che la protegge dal peccato. In tal senso il gatto è anche immagine di Gesù, cacciatore di anime. Talora, come in un altro affresco di Pietro da Cemmo a Esino, il gatto è nero, ma senza alcun riferimento superstizioso, anzi veglia sugli zoccoli, che la Vergine ha tolto da poco, simbolo della sacralità del luogo e dell’evento. Se nell’affresco di Esino la pienezza del tempo è resa mediante una clessidra che sta per esaurire la sabbia, qui a Bagolino è significata da una candela che poggia su un libro chiuso posto sul davanzale di una finestra, sopra il capo della Madonna.
 
 
 
  
Quel libro è il Vangelo ancora sigillato perché in procinto del compimento. Sì, l’ora è giunta. È l’ora della Vita vera, come designa il manto verde-azzurro di Maria uguale al colore del Vangelo, ma è anche l’ora della passione come si vede dalla fodera del manto della Madonna o dalla tenda o anche dalla copertina di un altro volume appoggiato al davanzale. Qui comincia quella passione che culminerà per lei in un altro annuncio: sotto la croce diventerà Madre dei discepoli, madre della Chiesa. In quel libro coperto di rosso è racchiusa la passione dei martiri e dei Santi che, come Maria, scrivono il Vangelo con la vita. Su di essi Cristo vigila, come il gatto bianco della Madonna.


 
 
Le immagini

Giovan Pietro da Cemmo. L’annunciata, 1483, affresco sulla parete destra del Presbiterio, chiesa di San Rocco Bagolino (BS).
Giovan Pietro da Cemmo. L’annunciata, 1491,
particolare affresco sulla parete destra del Presbiterio, chiesa di Santa Maria Assunta, Esino (BS)
Lorenzo Lotto Data 1534 circa olio su tela 166×114 cm Museo civico Villa Colloredo Mels, Recanati