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Il futuro dell'aforisma? È su Twitter, ma poi lo devi stampare

Cesare Cavalleri mercoledì 4 novembre 2015
Alle 21,50 del 21 marzo 2006 Jack Dorsey pubblicò il primo Tweet. Il prototipo fu testato e la versione finale venne lanciata e aperta al pubblico il 15 luglio dello stesso anno. Alla fine di settembre 2013 gli utenti attivi mensili di Twitter erano più di 230 milioni. Tutti twittano, anche il Papa; con Beppe Grillo il Tweet è diventato sinonimo di democrazia diretta, mentre Matteo Renzi lo usa come strumento di governo.E la letteratura? Ormai ci siamo. Eric Jarosinski ha raccolto in un libro i suoi Tweet che, a quanto pare, spopolano sul web, e l'ha intitolato Nein. Un manifesto (Marsilio, pp. 144, euro 12). È una bella rivincita di Johannes Gutenberg su Jack Dorsey. Insomma, cari amici, twittate e twittate più ancora, ma se volete che qualcosa dei vostri Tweet rimanga, bisogna metterli sulla carta. È la vittoria del tempo sull'effimero, della stampa sul web.Per sua natura il Tweet si presta all'aforisma, perché in 140 caratteri ci sta giusto giusto un pensierino che, se è icastico e spiritoso, può entrare nella biblioteca inaugurata dal Dizionario dei luoghi comuni di Flaubert (1881, postumo).Le pretese di Jarosinski (1971) sono ambiziose, tendono all'originalità, smentiscono idee ricevute e veicolano reminiscenze filosofiche perché l'autore, per qualche tempo germanista nell'Università della Pennsylvania, ha studiato Adorno, e lo dà a vedere. Dal web alla pagina, il Tweet di Jarosinski ha preso una forma di poesia visiva, e il libro offre un Tweet per pagina, con grandi spazi e filettature, nella traduzione di Luca Mastrantonio, con l'originale a piede di pagina in piccolo e in color seppia.La "filosofia" di Jarosinski è nel titolo del primo capitolo (nove in tutto i capitoli): «Nein non è no. Nein non è sì. Nein è nein». Insomma, la tautologia è né sì né no. Lo sfondo è nichilista, ma di un nichilismo salottiero, tipico degli aforisti cattivissimi che scrivono cose tremende, ma non farebbero del male neppure a una mosca, o minacciano continuamente il suicidio senza decidersi mai: «Nein non crede in nulla. Da militante»; «Almeno ci sono i radicali. Sempre lì a sfidare la nostra visione del mondo. In un duello all'ultimo sangue. All'alba. Cui segue un brunch».La performance di Mastrantonio traduttore è notevole: tradurre aforismi è difficilissimo, quelli di Karl Kraus li ha tradotti Roberto Calasso in persona. E certi giochi linguistici restano intraducibili. Per esempio, a proposito del correttore automatico del computer: «In principio: Era il verbo. E fu automaticamente corretto. In mondo». In inglese il verbo è “word”, e mondo è “world”, con un'elle in più, intrasferibile in italiano. E l'ammirevole asciuttezza inglese (parole di una o due sillabe) si perde nella fisarmonica sillabica dell'italiano: «My hope: half lost. My poetry: half found. My glass: half empty. My grave: half full»; traduzione: «La mia speranza: mezza perduta. La mia poesia: mezza ritrovata. Il mio bicchiere: mezzo vuoto. La mia tomba: mezza piena».Il libro contiene un Glossario, nel quale confluiscono alcuni Tweet, più molti altri, assai godibili: «Prosa. Poesia senza poesia. (Poesia: Prosa senza punteggiatura)»; «Semiotica: La scienza che studia come il significato è fatto per essere frainteso»; «Spagnolo: Lingua parlata da Cervantes. In una storia scritta da Borges»; «Giustizia: Un bastone travestito da carota»; «Ateismo: Una religione senza preghiere»; «Tempo: Spazio sprecato»; «Vita: Prima causa di morte»; «Tedesco: Lingua inventata per la filosofia ma usata per costruire automobili», e così via.Il libro lo si legge in quaranta minuti. Ma se ci si sofferma su una pagina al giorno, si può imparare qualcosa, anche se non tutti i giorni.