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Il drone «buono» made in Italy

AA. VV. sabato 10 maggio 2014
Spiano, uccidono ma a volte salvano anche le vite. Sono i droni, l'ultima tecnologia messa in campo dalla macchina della guerra tecnologica. Anche l'Italia ne possiede e alcuni operano, “disarmati”, nella Repubblica democratica del Congo. L'altro giorno i «droni per la pace» italiani in servizio con l'Onu nella regione orientale hanno salvato 14 persone che stavano annegando nel Lago Kivu quando la imbarcazione su cui si trovavano si è capovolta. Lo ha reso noto la missione Monusco (United Nations Stabilization Mission). Nell'incidente, avvenuto a sei chilometri da Goma, è morta una persona e altre dieci sono disperse ma l'avvistamento da parte di uno dei “Falchi” senza pilota della Selex ES ha consentito ai caschi blu di salvare 14 passeggeri. I “Falchi” sono entrati in servizio nella regione del Kivu partire da dicembre e sono i primi aerei senza pilota utilizzati dall'Onu per le sue missioni di pace. Il loro compito è quello di fornire assistenza logistica ai reparti che operano a terra per tentare di impedire che le milizie locali (retaggio delle due guerre che hanno sconvolto il Paese fino al 2000) possano perpetrare le loro violenze ai danni dei civili. Viste le sterminate dimensioni del territorio da controllare e le truppe stanziate (un totale di 21mila uomini tra osservatori e soldati dispiegati lungo un confine orientale di tremila chilometri), il compito dei droni appare quindi essenziale.