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Il disco.Alla scoperta di Scarlatti, il grande dimenticato

Gloria Riva martedì 18 aprile 2017
Andrea Pedrinelli
«Adirla tutta, più che orgoglioso sono indignato. Perché è incredibile che questo nostro lavoro sia fra i primissimi a valorizzare un compositore quale Alessandro Scarlatti. Anche se è vero che le opere di Mozart stanno in piedi pure con cantanti mediocri e quelle di Scarlatti no: la loro tecnica esecutiva non ammette compromessi. Sarà per questo che si preferisce ignorare nostri autori che fossero nati a Bellinzona avrebbero ora festival, fondazioni e musei?». È esplicito il musicologo Mario Marcarini nel caratterizzare e in fondo motivare l'importanza del quinto volume della collana discografica “Baroque Project”, dedicata all'opera italiana del Settecento che ora, dopo le prime antologie su disco di arie di Pergolesi e Albinoni, riporta alla luce l'opera di Alessandro Scarlatti, vissuto fra Sei e Settecento, con addirittura quattro prime incisioni mondiali all'interno di un repertorio di quasi novecento opere di cui se ne conoscono ed eseguono – se ci credete – circa una trentina. Preferendo loro, sospira Marcarini, «la centoventottesima edizione della Traviata». Nel disco Scarlatti - Opera overtures and concertos, eseguito dal Concerto de' Cavalieri diretto da Marcello Di Lisa, vengono alla luce le sinfonie in tre movimenti di Scipione nelle Spagne e La donna è ancora fedele, e due sinfonie dal primo e terzo atto de L'amazzone corsara: abbinate a scintillanti esecuzioni di altre sinfonie e diversi concerti grossi. Gli inediti sono frammenti di magnifico ascolto, ma soprattutto di storia dell'arte italiana: da recuperare, tutelare, tramandare. «Il che poi – sottolinea il musicologo – è l'obiettivo del progetto, col mercato che una volta tanto ci dà ragione. Con Di Lisa si è voluto intanto valorizzare un'orchestra di musica antica che ha pochissimi termini di paragone, per tecnica dei musicisti e capacità tutta italiana di interpretare le notazioni sugli spartiti; e poi così facendo si rivaluta un repertorio dimenticato quale archivio vivo, che vale la pena riprendere anche sfatando alcune convenzioni critiche». Perché, dice Marcarini, «è ora di ricordarci quanto l'opera italiana sia stata fabbrica della musica a più mani, infatti nel Cd si recupera anche il fratello Francesco Scarlatti, che agiva su opere organismi aperti ad arie sostitutive o sinfonie che non erano affatto musica d'occasione, bensì dimostrazione di sapere concertistico applicata a miriadi di temi, magari in piccoli camei che, nel caso di Scarlatti, sono magnifici per l'unicità del suo rigore melanconico e della sua vena melodica. Perché Scarlatti è stato il più importante codificatore delle istanze dei suoi contemporanei, anche se lo abbiamo scordato».
l Cd su Scarlatti è nato da un anno e mezzo di lavoro partito dagli archivi, dal “tradurre” per l'oggi appunti zeppi di sigle in disuso, parti singole di un'intera orchestra, passaggi incompleti. «E c'è ancora tanto da scoprire. Il prossimo progetto sarà su Porpora, sempre per dare alla storia anche forma di disco perché ne possa godere pure chi non legge la musica, sperando si acceleri il percorso di digitalizzazione degli archivi e migliori la conservazione dei manoscritti. L'araba fenice però restano i melodrammi di Monteverdi: bisogna cercare ancora, soprattutto fra collezioni private e archivi parrocchiali. Mi auguro che Concerto de' Cavalieri in futuro suoni pure in Italia, visto che dopo un concerto a Milano ha il carnet pieno, sì, ma di date in Sudamerica, Austria, Olanda, Malta…».