Rubriche

Il conto salato nei campi per gli effetti del clima

Andrea Zaghi domenica 27 agosto 2023
P
rima le grandi piogge, poi il gran

caldo; e poi ancora, piogge torrenziali seguite dalle temperature che in molte aree dello Stivale hanno superato i 40 gradi per giorni. Ormai non è più una novità: gli effetti sulle nostre vite del cambiamento climatico si fanno sentire. E con una intensità che non abbiamo ancora probabilmente compreso fino in fondo. Tutto questo vale pure per la produzione agricola. Con effetti che in tempi rapidi arrivano sulle nostre tavole.
Gli aggiornamenti sono nelle cronache di questi ultimi giorni. In attesa della pioggia che in queste ore dovrebbe arrivare, Coldiretti ha fatto nuovi conti. Sarebbero quindi oltre 60mila gli ettari bruciati dagli incendi nei primi otto mesi del 2023. Un livello che ha già superato quello del 2022 e che va di pari passo con altri traguardi negativi raggiunti quest’anno come quello delle minime portate dei laghi e con le temperature da primato registrate anche ultimamente.
Quali siano i risvolti a livello economico è facile capirlo. Caldo e siccità – viene fatto notare dai coltivatori -, hanno sconvolto le campagne. Certo, le percentuali che indicano le perdite produttive sono sempre da prendere con le molle, ma comunque forniscono un’idea della situazione. Si registrerebbe quindi «un taglio del 10% del raccolto di grano, del 14% di quella di uva da vino fino al 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno mentre il grande caldo sta riducendo fino al 20% la produzione di latte nelle stalle». Tagli produttivi che hanno effetti quasi immediati (anche se le speculazioni hanno un ruolo importante) sul mercato, insieme a quelli dell’aumento dei costi di produzione e di trasporto. E non è finita. Così come le percentuali calcolate in termini di produzione persa hanno un valore approssimativo ma dicono molto sulla situazione, anche le stime in termini monetari di quali danni siano stati determinati da quanto sta accadendo forniscono un’approssimazione importante: dal punto di vista dei danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali – dice Coldiretti – parrebbe già superata la soglia dei sei miliardi registrati nel 2022. Detto tutto questo, è necessario tenere conto che il ciclo secco-pioggia-secco-pioggia non è certo finito. Ancora i coltivatori fanno quindi notare che se le precipitazioni attese servono per ripristinare le scorte idriche in laghi, fiumi, terreni e montagne, è importante però che avvengano in maniera continuativa e moderata perché i forti temporali con bombe d’acqua e precipitazioni violente peggiorano la situazione, anche con frane e smottamenti, visto che i terreni secchi non riescono ad assorbire l’acqua in eccesso. In altri termini, è davvero il momento di comprendere tutti cosa sta accadendo. © riproduzione riservata