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Il comparto del latte e il nodo del prezzo

Andrea Zaghi domenica 3 ottobre 2021
Tutti al capezzale del comparto lattiero-caseario. Troppo importante e prezioso per lasciarlo andare alla deriva, colpito da una crisi fatta di prezzi (alla stalla) troppo bassi, costi troppo alti, un incertezza sul futuro che si sta trasformando in una prospettiva di chiusure non solo di stalle ma anche di stabilimenti di trasformazione. Di fronte al ministro per le politiche agricole, quindi, si sono ritrovati tutti - allevatori, industrie di trasformazione, distribuzione e cooperazione -, concordi sull'obiettivo e sulla necessità di rivedere i margini destinati alle componenti della filiera e soprattutto agli allevatori. Nulla ancora di definito, occorre precisare subito, soprattutto pensando alla complessità della situazione che si è determinata. Il rischio che si sta correndo è alto. Coldiretti ha detto: «La stabilità della rete zootecnica italiana ha un'importanza che non riguarda solo l'economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale». Il fatto è che, alla fine del sistema delle quote latte ha fatto seguito un aumento della produzione ma anche, come ha rilevato Confagricoltura, una crescita dei prezzi delle materie prime che ha determinato «aumenti vertiginosi dei costi di produzione, mentre il prezzo del latte alla stalla è rimasto invariato». Detto in numeri, basta sapere che l'andamento dei «costi dell'energia e per l'alimentazione degli animali ha registrato rialzi tra il 30% e il 50% solo negli ultimi mesi», ha evidenziato Cia-Agricoltori Italiani. Assolatte (che raccoglie le industrie) ha aggiunto: è aumentato tutto «dall'energia (+18,4%) ai trasporti, dalla plastica (+61,4%) al legno (+62%) al cartone (+22,1%), fino ai noli (+214%) per l'export». Un ciclone che coinvolge anche la cooperazione, come ha detto l'Alleanza delle cooperative agroalimentari (che detiene il 60% circa della produzione lattiera italiana).
Quindi che fare? Il governo ha «istituzionalizzato un tavolo di confronto». I coltivatori diretti hanno chiesto «un adeguato aumento del prezzo minimo del latte alla stalla in Italia senza che vi sia un impatto sui consumatori». Idea che sembra aver trovato la disponibilità di Conad, Coop, Granarolo, Federdistribuzione e Assolatte (come dice un comunicato Coldiretti). Dalla teoria, però, occorre passare alla pratica e velocemente. In gioco, oltre ad una produzione di oltre 12 milioni di tonnellate di latte e derivati, c'è una fetta importante dell'agroalimentare che significa occupazione e tutela del territorio.