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Il cibo vale il 25% del Pil È la prima ricchezza

Andrea Zaghi domenica 22 agosto 2021
Prima ricchezza d'Italia. Anche se forse non a tutti fa piacere constatarlo. A certificare il traguardo sono però numeri pressoché incontrovertibili, cifra più cifra meno. A causa del cambio delle abitudini di vita che il Covid-19 ha portato, quella del cibo è diventata la filiera produttiva più importante del Paese pari al 25% del Prodotto interno lordo. Una primato che, detto in soldoni, significa 538 miliardi di euro distribuiti dai campi alle tavole, 4 milioni di lavoratori, 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Numeri già in parte noti, che Coldiretti ha ribadito ieri con un intervento del suo presidente, Ettore Prandini, al Meeting di Rimini nell'ambito dell'incontro "Food Coalition La sfida della nutrizione in tempo di pandemia".
Numeri da capogiro, ai quali si aggiungono i 50 miliardi quasi raggiunti con le vendite all'estero, che sono serviti all'organizzazione agricola non solo per sottolineare l'importanza del comparto agroalimentare, ma soprattutto per chiedere ancora più attenzione da parte delle istituzioni, del governo e della politica in generale. Perché, è l'opinione dei coltivatori diretti, proprio dall'agricoltura tutta l'economia può tornare a crescere. «L'Italia – ha detto Prandini –, può ripartire dai suoi punti di forza con l'agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi con un ruolo di traino per l'occupazione e l'intera economia». È da qui che nasce una serie importante di richieste. «Abbiamo elaborato e proposto – è stato sottolineato dal palcoscenico del Meeting di Rimini –, progetti concreti nel Pnrr». Gli obiettivi sono l'autosufficienza alimentare, una "rivoluzione verde", la transizione ecologica, la creazione di un milione di posti di lavoro entro i prossimi 10 anni.
Prandini però ha puntato il dito anche su altro: «Serve agire sui ritardi strutturali dell'Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo». Bolletta logistica - ma anche bolletta energetica -, contro bilanci d'impresa e ambientali che potrebbero essere ancora migliori. E che si basano anche su una maggiore consapevolezza del valore e della potenzialità dell'agroalimentare nel suo complesso. Che vale non solo per le centinaia di prodotti tipici e a denominazione che lo Stivale agricolo contiene (e che comunque spesso sono per pochi), ma anche e soprattutto per la qualità generalizzata che le produzioni alimentari nazionali detengono e portano in tutto il mondo. Tanto da essere non solo richieste ma anche imitate in modo fraudolento e continuo. Per capire meglio, basta pensare che tra i principali appassionati dell'Italia a tavola ci sono i più ricchi mercati del Pianeta: gli Stati Uniti, la Russia (nonostante gli embarghi) e la Cina seguiti da Germania, Francia e Gran Bretagna (con buona pace della Brexit).