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Il Cantico delle Creature risplende nelle note della russa Gubaidulina

Andrea Milanesi domenica 3 ottobre 2004
Lontana anni-luce da quel vago spiritualismo di stampo new-age che si va purtroppo annidando tra le pieghe del repertorio sacro contemporaneo, la compositrice russa Sofia Gubaidulina (classe 1931) si è saputa affermare nel tempo come una delle voci più autorevoli e originali del nostro panorama musicale. A tale riguardo, per sgomberare il campo da ogni minimo dubbio, sarebbe sufficiente prendere in considerazione una partitura "scomoda" e difficile come Il Cantico del Sole, scritta nel 1997 e dedicata al violoncellista Mstislav Rostropovich in occasione del suo settantesimo compleanno. Concepita per un organico comprendente violoncello, coro da camera, percussioni e celesta, l'opera è suddivisa in quattro grandi sezioni, che seguono pedissequamente il testo in volgare del Cantico delle creature di san Francesco: la prima è dedicata alla lode del Creatore di sole e luna, la seconda al Signore dei quattro elementi naturali, la terza al dono della vita e l'ultima a «sora nostra morte corporale». è dunque questa la scintilla ispirativa che permette alla Gubaidulina di liberare il proprio autentico spirito di ricerca, utilizzando un linguaggio di assoluta modernità, disgregando e ricomponendo forme e stili, estremizzando le dinamiche sonore e i contrasti timbrici; in un apparente conflitto espressivo tra la funzione narrativa del coro, a cui spetta il compito di intonare le parole del Santo di Assisi, e il ruolo principale del violoncello, protagonista di stridenti e drammatici assoli che sconfinano spesso nel registro sovracuto. Con grande coraggio ed estrema consapevolezza, il violoncellista olandese Pieter Wispelwey ha liberato il Cantico del Sole dal silenzio a cui è generalmente condannato e, accompagnato dalla prestigiosa compagine del Collegium Vocale Gent (diretto da Daniel Reuss), ne ha realizzato un'importante incisione discografica (cd pubblicato da Channel Classics e distribuito da Jupiter). Contribuendo da un lato a risvegliare la sconvolgente attualità del messaggio spirituale francescano, dall'altro a sottolineare il carattere aperto, e in parte irrisolto, di un lavoro chiamato a tradurre in musica lo scarto esistente tra la misteriosa armonia del creato e la dissonante dimensione interiore dell'uomo moderno.