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Il cane Nemo di Macron e i migranti Nessuno del Sahel

Mauro Armanino martedì 12 settembre 2017
Nemo, il capitano del "Nautilus" nel romanzo di Giulio Verne, è il nome che la famiglia Macron ha dato al cane dell'Eliseo. Senza cercarlo, il cane in questione, ha avuto più fortuna dei migranti che attraversano il deserto, il mare e i fili spinati per raggiungere l'eldorado europeo. Certo era munito dei documenti richiesti dallo statista francese. Si presentava come un richiedente asilo, in attesa di essere adottato da qualche padrone e gioire di un alloggio degno della sua razza… Un labrador nero incrociato con un "griffon", abbandonato un anno fa. Il cane in questione si trova all'Eliseo come residente con diritto di mobilità, di alloggio, di cure mediche, di cibo personalizzato e soprattutto di protezione umanitaria. Quest'ultima gli assicurerà un futuro sicuro e garantito rispetto alle sfide legate alla sua categoria canina. Potrà andare ovunque senza il temuto controllo dell'identità, del permesso di soggiorno e delle noie con la giustizia che altri come lui subiscono altrove. In più, nel palazzo in cui è ospite, potrà deambulare con una libertà che mai avrebbe osato immaginare.
Nemo, così chiamato senza essere stato prima consultato, vecchio di due anni, è stato adottato presso la Società protettrice degli Animali (SPA). La responsabile del servizio ha confermato che la "prima dama" ha trascorso due ore sul posto con gli animali e ha poi confidato ai dipendenti della casa i criteri della sua scelta. Per ossequio alle leggi dello Stato si è trattato di una adozione mirata affinché il candidato rispondesse quanto possibile ai desideri presidenziali. Ed è così che Marino, un labrador nero incrociato si è trasformato in Nemo e ha trovato un posto di rilievo all'Eliseo. A causa di una serie di viaggi all'estero in settimana, il Presidente ha finalmente potuto incontrare colui che avrebbe avuto un suo posto nella politica francese. In effetti è il "primo cane" della Francia, secondo quanto affermato dalla direttrice della casa di accoglienza degli animali e di questo «noi siamo fieri», ha concluso l'orgogliosa funzionaria. Cosa potrebbe volere di più un labrador di colore nero. Potrà assistere alle riunioni informali e ufficiali del Presidente. Parteciperà come osservatore agli incontri coi Capi di Stato di Governo e soprattutto avrà la sua porzione nei sontuosi ricevimenti a palazzo. Il Presidente ha pagato di tasca sua i 250 euro richiesti per la proprietà del cane e non ha voluto che Nemo gli fosse offerto gratuitamente. L'animale ha già fatto conoscenza coi membri del governo. Le prime foto sono state pubblicate dall'ufficio della prima dama, Brigitte Macron. In alcune di queste si vede la signora giocare con Nemo nel parco dell'Eliseo. Proprio come nelle migliori favole di un tempo: il cane abbandonato si trova infine riempito di gloria e di onore, per poi vivere felice e contento.
Diversi migranti pensano seriamente di fare la domanda per essere accolti in una casa che protegge gli animali. Questi ultimi godono più considerazione di loro. Sono ospitati, alloggiati, hanno diritto a un documento e alla protezione umanitaria illimitata. Un giorno potranno essere riconosciuti, scelti, adottati e troveranno una casa e una famiglia degna di questo nome. Avranno uno statuto, uno stile di vita compatibile e ferie annuali in posti che non avevano lontanamente immaginato di visitare un giorno. Non c'è posto invece per i "migranti economici", per i senza documenti, per i senza nome, per i veri Nemo, che non esistono, non sono "nessuno". Questo il significato del nome latino, mentre quello greco significa "condivisione". Certo, occorre dirlo, il cane obbedisce, entra nella messa in scena presidenziale, non esprime le sue opinioni politiche e si piega senza sforzo alle condizioni del potere. Gli "invisibili" che cercano di arrivare in Europa per salvarsi e per salvarla, loro, hanno meno fortuna del labrador nero di Macron.
Niamey, settembre 2017