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Il cammino romano delle "feluche" europee

Gianfranco Marcelli martedì 18 maggio 2021
Nostalgia postuma per le radici cristiane dell'Europa? Per carità, guai ad evocarle: non sia mai che qualche "superlaico" se ne abbia a male. E tuttavia fa riflettere l'iniziativa concordata fra le ambasciate dei 27 Stati membri e la Delegazione della Ue presso la Santa Sede, per celebrare i 50 anni di relazioni diplomatiche tra Bruxelles e il Vaticano. Aperto ufficialmente domenica 9 maggio a San Giovanni in Laterano, il progetto denominato "Iter Europaeum" si svilupperà fino al 27 giugno, attraverso liturgie, concerti, e visite guidate, coinvolgendo 25 chiese e basiliche della Capitale, non solo cattoliche, oltre al Campo Santo Teutonico adiacente all'Aula Nervi.
Fa riflettere perché non era poi così scontato veder solennizzare in questo modo il "giubileo" di un rapporto che la Sede di Pietro ha da subito, si può dire, cercato di stringere con la nuova realtà continentale, grazie in particolare alla volontà di San Paolo VI. Fu infatti Papa Montini, a metà del 1970, ad attribuire alla Nunziatura in Belgio anche le relazioni con l'allora Comunità economica europea (la Cee) composta solo dai sei Paesi fondatori. Non altrettanto rapido è stato il percorso reciproco, perché solo 36 anni dopo (2006) la Commissione europea ha chiesto alla Santa Sede l'accreditamento ufficiale di un suo rappresentante.
Evidentemente, per le "feluche" dei 27 governi presenti nella Città Eterna era difficile sfuggire al richiamo di una memoria condivisa da secoli, quando non da millenni, dai rispettivi popoli. Se non altro perché buona parte degli edifici sacri inseriti nel "cammino" sono da tempo luoghi di ritrovo religioso per le diverse comunità nazionali di credenti che qui risiedono, tanto da caratterizzarne talora la denominazione: Sant'Antonio dei Portoghesi, San Luigi dei Francesi, San Girolamo dei Croati…
Del resto, nel presentare contenuti e finalità dell'iniziativa sul sito internet appositamente creato (www.itereuropaeum.eu), è lo stesso capo della Delegazione Ue presso la Santa Sede, l'olandese Alexandra Valkenburg-Roelofs, a ricordare i "profondi legami storici" tra l'Urbe e l'ampia porzione dell'Orbe racchiusa nel Vecchio Continente. Sottolineando poi, con una punta di compiacimento per la perfetta parità di genere, la presenza fra i santi compatroni d'Europa di tre uomini e tre donne: Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein.
La pandemia che ancora condiziona le nostre vite non consentirà di far scaturire da questo bel "cammino europeo capitolino" tutte le potenzialità che racchiude. Le dimensioni spesso ridotte delle chiese, ad esempio, costringono a limitare il numero dei presenti durante le cerimonie ufficiali. Ma fedeli e cittadini di ogni Paese avranno ancora, negli altri giorni, la possibilità di un "tour" di grande interesse culturale e artistico, oltre che religioso. Potranno ad esempio scoprire che la pacifica compresenza secolare, nel cuore della cattolicità, di tanti loro connazionali è stata possibile anche grazie alla comune professione della stessa fede.
È vero che le successive vicende storiche, divisioni e conflitti religiosi compresi, hanno poi causato lutti e sofferenze terribili. Ma oggi la Ue, con tutti i suoi limiti e difetti, dimostra che un cammino di riconciliazione è sempre possibile. E ogni chiesa di Roma, a chiunque affidata e da chiunque officiata, è prezioso simbolo di unità e di pace.