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“Ignoto 1”, il caso Yara trattato con rispetto

Andrea Fagioli martedì 14 marzo 2017
L'omicidio di Yara Gambirasio è stato, ed è ancora, uno dei casi umani e giudiziari su cui la tv si è maggiormente concentrata. Molto spesso, però, nel modo sbagliato: con morbosità e poco rispetto della vittima e dei familiari. Soprattutto nei talk, anche in quelli pomeridiani. Poi sono arrivati un “instant doc” come Yara, nel luglio scorso su Crime+Investigation, e ora un documentario in quattro parti come Ignoto 1 - Yara, Dna di un'indagine, in onda la domenica alle 21.15 su Sky Atlantic e Sky Tg24. Si tratta, in quest'ultimo caso, di una ricostruzione molto dettagliata e documentata dell'intera vicenda: dal quel tragico 26 dicembre 2010 in cui la tredicenne di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scomparve nel nulla (ricordiamo che ci vollero tre mesi prima di ritrovare il cadavere) fino alle fasi processuali che hanno portato alla condanna all'ergastolo in primo grado del muratore Massimo Giuseppe Bossetti. Ad unire il tutto, l'elemento determinante del dna. Per la prima volta, infatti, un'indagine è stata condotta su basi scientifiche, senza nessun altro indizio, attraverso lo screening di decine di migliaia di test genetici alla ricerca di un assassino senza nome: un Ignoto, appunto. Tutte le tappe dell'inchiesta sono raccontate attraverso le voci di chi ha seguito il caso in prima persona: avvocati, giornalisti, Carabinieri del Ris, Polizia scientifica, ma anche, per la prima volta, il pubblico ministero Letizia Ruggeri. All'interno della prima puntata, più ancora delle questioni scientifiche (che avranno più sviluppo nelle tre parti successive), colpisce il fatto che del rapimento non fosse rimasta nessuna traccia e che solo dei cani particolarmente addestrati al ritrovamento delle persone scomparse per ben tre volte avessero condotto inspiegabilmente gli inquirenti nel cantiere di Bossetti. Ma soprattutto ha colpito il coinvolgimento emotivo della Ruggeri nel ricordare il funerale di Yara e in particolare il momento in cui la madre abbraccia la foto della figlia. Un coinvolgimento che riguarda anche il medico legale, Cristina Cattaneo, che solo all'apparenza appare fredda e insensibile. Forse qualche dettaglio sulle condizioni del cadavere e l'abbigliamento intimo poteva anche essere risparmiato. Ma è comprensibile il tentativo di essere il più scientifici possibile.