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Idr, ruolo per 15 mila prof

Vittorio Spinelli giovedì 5 agosto 2004
Il ministero dell'Istruzione ha avviato le procedure necessarie alla copertura dei nuovi ruoli regionali degli insegnanti di religione, che prenderanno il via dal prossimo anno scolastico.Tenendo conto che ogni anno varia il numero degli alunni che intendono avvalersi dell'ora di religione, i ruoli copriranno solo il 70% dei posti d'insegnamento funzionanti. La ripartizione regionale di 15 mila posti di organico, complessivamente previsti, sarà resa pubblica successivamente con un apposito decreto. In seguito la dotazione relativa a ciascuna regione sarà stabilita annualmente, analogamente a quanto avviene per gli organici delle altre discipline d'insegnamento. Nel frattempo i dirigenti regionali, sulla base di dati di previsione, provvederanno a predisporre entro questo mese la distribuzione dell'organico per ciascun ciclo di istruzione e per ogni ambito diocesano. Oltre la metà dei posti previsti è concentrata in quattro regioni (Campania con 2.248 posti, Lombardia, con 2.122, Sicilia con 1.656, Lazio con 1.474). Le province di Trento e Bolzano, in base allo statuto speciale, conservano l'autonomia anche nella materia dell'insegnamento cattolico, autonomia che ha consentito ad entrambe di anticipare da tempo l'inquadramento in ruolo degli idr provinciali.
L'immissione nei ruoli regionali, alla quale concorrono in perfetta parità laici, sacerdoti e religiosi, sarà completata nell'arco di un triennio. Secondo una prima programmazione, gli inquadramenti effettivi nell'anno scolastico 2004/2005 riguarderanno 7500 posti (pari al 50% del 70%) mentre la differenza sarà ripartita in misura uguale nei due anni scolastici successivi. Il sindacato è impegnato ad incrementare il più possibile l'immissione in ruolo maggiormente nel primo anno.
Resta tuttavia all'orizzonte, come nuvola grigia, la riduzione programmata del personale dell'1% imposta a tutte le pubbliche amministrazioni dalla finanziaria 2003.
70 anni. Il pensionamento dei pubblici dipendenti fino ai 70 anni, da poco approva-to dalla Camera, non costituisce una novità per la categoria dei docenti. La proroga dell'insegnamento dai 67 (limite massimo per tutto il settore pubblico) ai 70 anni era stata già prevista dalla legge 477/1973 a favore del personale docente, in servizio alla data del 1° ottobre 1974, che non abbia maturato il massimo di anzianità contributiva (40 anni di versamenti) al compimento dell'età pensionabile (65 per gli uomini e 60 anni per le donne). La nuova legge supera in ogni caso la precedente in quanto prescinde sia dall'anzianità contributiva posseduta dall'interessato sia dal limite di età. Anche il docente di religione potrà utilizzare questa facoltà, strettamente vincolata però al placet insindacabile dell'amministrazione scolastica. Il rinvio del pensionamento oltre i 67 anni non è accompagnato da alcun bonus sullo stipendio, come invece prevede la recente riforma previdenziale per i dipendenti privati in pari condizioni.