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I violini contemplano il Rosario con le quindici Sonate di von Biber

Andrea Milanesi domenica 24 agosto 2003
Un alone di mistero avvolge le Sonate del Rosario di Heinrich Ignaz Franz von Biber (1644-1704): ben poco si è potuto infatti ricostruire con certezza della loro origine e della loro reale destinazione. Giunte fino a noi grazie a un unico, prezioso manoscritto, le quindici sonate per violino e basso continuo che compongono la raccolta sono seguite da una passacaglia finale per violino solo e sono accompagnate da piccole stampe che raffigurano momenti della vita di Gesù e della Madonna, secondo appunto l'ordine dei Misteri del Rosario. Si tratta di un esemplare compendio di Preludi, Allemande, Correnti, Sarabande, Arie, Ciaccone e Variazioni, che lo stesso Biber (Kapellmeister presso il Duomo di Salisburgo dal 1684 fino al giorno della sua morte) dichiarò di aver concepito «con grande cura et artifizio». Un'imponente quanto insolita opera strumentale, che manifesta inconfutabili legami con la sfera spirituale, come l'autore sostiene nella dedica all'arcivescovo-principe Maximilian Gandolph von Khuenburg: «Ho consacrato tutte queste cose in onore dei quindici Misteri Sacri, i quali Voi promuovete con tanto ardore». Ma neppure così si riesce a svelare l'intimo motivo che ha mosso il compositore, né a rendere evidente la finalità ultima del ciclo; il compito resta dunque affidato alla sola musica, che da oltre trecento anni racchiude gelosamente i propri segreti e affascina i più esperti funamboli dell'archetto. Una possibile chiave di lettura giunge dall'incisione discografica realizzata dall'ensemble Les Veilleurs de Nuit e dalla violinista Alice Piérot (2 cd pubblicati da Alpha e distribuiti da Jupiter), attraverso un'interpretazione raffinata e curata nei minimi particolari, profondamente radicata nel complesso universo di riferimento barocco e nella cerebrale bizzarria compositiva che soleva tradursi in passaggi di alta valenza virtuosistica. Ma che soprattutto ne risveglia il profondo lato contemplativo, portando alla luce le sfumate correlazioni che lasciano intuire una sorta di programma celato tra le righe: un mistero che rende le Sonate del Rosario di Biber uno dei capitoli più suggestivi della letteratura violinistica seicentesca.