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I secoli d'oro della musica liturgica russo-ortodossa: il trionfo del bello

Andrea Milanesi domenica 25 gennaio 2004
«Poi andammo dai Greci, ed essi ci condussero al loro servizio divino. E noi non sapevamo se ci trovavamo in Cielo o sulla Terra, giacché sulla Terra non si vede spettacolo di tale bellezza. Noi non sappiamo descrivere con parole quello che abbiamo veduto. Soltanto questo sappiamo, che ivi gli uomini si trovano in presenza di Dio'". Il racconto emozionato con cui i messi riferirono a Vladimir, il Gran Principe di Kiev, del loro soggiorno a Costantinopoli segnò sicuramente una svolta decisiva nella storia del mondo slavo; al punto che, nell'anno 988, il sovrano e tutto il suo popolo si convertirono al Cristianesimo, abbracciandone il rito ortodosso. Da quel momento i più importanti architetti e artisti bizantini vennero invitati nelle terre di Russia affinché contribuissero con le loro opere a decorare le chiese e a impreziosirne le celebrazioni liturgiche; dando vita, dal punto di vista musicale, a un repertorio che con il passare del tempo ha acquistato una posizione sempre più autonoma, ricca di caratteri peculiari e originali. Nel cd The Powers of Heaven (pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale) Paul Hillier e l'Estonian Philharmonic Chamber Choir ce ne forniscono una significativa testimonianza, attraverso una selezione di brani temporalmente racchiusi tra la seconda metà del XVII secolo e i primi decenni dell'Ottocento, ad opera di compositori come Vedel e Bortniansky, ma anche come gli italiani Galuppi e Sarti, giunti a Pietroburgo per ricoprire cariche di assoluto rilievo nella vita musicale di Corte; autori che seppero riprendere e rielaborare polifonicamente gli antichi canti della liturgia russo-ortodossa, monodici (eseguiti a una sola voce, da un singolo cantante o da più interpreti all'unisono) e "a cappella" (senza accompagnamento di strumenti). Ma semplici disamine di carattere stilistico e tecnico ben poco potrebbero render conto dei "poteri del Paradiso" evocati dal titolo di questa raccolta; del fascino ipnotico di una musica che non può essere disgiunta dallo splendore dorato dei mosaici, dall'austera fissità delle icone o dal profumo penetrante dell'incenso. Di un'arte chiamata a esprimere in ogni sua forma il religioso trionfo di una bellezza che è segno evidente della presenza di Dio sulla terra.