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I sacri concerti e le lamentazioni di Weckmann, anima di Amburgo

Andrea Milanesi domenica 9 gennaio 2011
Amburgo, 24 febbraio 1674; nell'ambiente artistico della Germania del Nord la notizia della morte di Matthias Weckmann venne considerata una grave perdita destinata a segnare la fine di un periodo particolarmente felice per la vita musicale della città anseatica, di cui il compositore fu a lungo protagonista.
Nato in Turingia intorno al 1618, si formò professionalmente a Dresda sotto la guida dei maestri più influenti dell'epoca, come Caspar Kittel, Jacob Praetorius, Johann Jacob Froberger e soprattutto il sommo Heinrich Schütz " Kapellmeister presso la Corte dell'Elettore di Sassonia " prima di trasferirsi definitivamente appunto ad Amburgo, dove ricoprì la carica di organista presso la Jacobikirche dal 1655 e fondò un rinomato Collegium Musicum, che ogni settimana organizzava intrattenimenti musicali nel refettorio della cattedrale.
In tale ambito Weckmann, oltre a proporre direttamente la maggior parte delle sue creazioni, sceglieva di mettere in programma le opere di autori di riferimento a livello internazionale, attingendo a un repertorio rivolto da un lato verso l'illustre tradizione tardo-rinascimentale di area germanica e dall'altro ai nuovi fermenti della scuola melodrammatica barocca provenienti dalla penisola italiana.
Un fitto reticolo in cui si incrociavano stili e influenze che, non a caso, rappresentano anche il medesimo retroterra intorno al quale si sono formati il direttore Konrad Junghänel e la sua formazione vocale e strumentale Cantus Cölln, recentemente protagonisti di un'incisione discografica incentrata su un florilegio di lavori al vertice della produzione liturgica del compositore tedesco (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale): tra Sacri Concerti e Lamentazioni (su tutte la commovente Come sta solitaria la città), nei Mottetti di Weckmann continui spunti di meditazione e di riflessione esistenziale riverberano attraverso una ricchezza di immagini e di affetti che gli esecutori seguono con perfetta aderenza, passaggio dopo passaggio, mediante un approccio lento ed estatico, di forte concentrazione interpretativa, restituendo tutta la profondità e la potenza espressiva di una musica che rappresenta il ponte ideale ancora oggi in grado di parlare al cuore di chi l'ascolta.