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I nuovi "diritti" costruiti sulla morte

Pier Giorgio Liverani domenica 4 gennaio 2009
Perché una persona non
dovrebbe avere il
diritto di morire?» Fa
eco a Umberto Veronesi, su
Repubblica (venerdì 2), il duo Luca
& Francesco Cavalli Sforza (padre e
figlio). Ovvio: perché un diritto di
morte è assurdo e inutile, perché
contraddice il diritto di vivere,
perché i diritti riguardano la vita.
«Ma se una persona ha deciso di
farla finita, con quale autorità glielo
si può impedire?» Non con
l'autorità, ma con la ragione.
Sembra assurdo che un tempo il
tentato suicidio fosse un reato, ma
anche questo aveva un fondamento
razionale: a questo mondo nessn
uomo è un'isola, una
monade leibziniana
chiusa e completa in
sé. L'uomo è un essere relazionale e
una morte voluta ferisce
intenzionalmente il corpo sociale
solidale, gli fa mancare qualcosa di
costitutivo: una risorsa, una
presenza, una fonte di solidarietà,
di amore, di intelligenza. Ciascuno
interagisce con l'umanità, anche
l'eremita e lo stilita. «Nessuno "
scrive però il duo " ha chiesto la
nostra opinione prima di metterci
al mondo, perché non dovremmo
essere liberi di andarcene?» Proprio
perché non siamo nati di nostra
volontà, perché la vita non ce la
siamo data noi. E che cos'è il
suicidio, una vendetta per essere
nati? E colui che, rischiando la
propria, salva la vita al suicida che
vuole annegarsi, sarà colpevole di
violazione della libertà personale?
Davvero la morte, per chi non
crede, è una condizione di
liberazione? Per i Cavalli Sforza «il
discorso è lo stesso per il divieto
della Chiesa di aborto profilattico».
Lo sanno il significato di profilassi?
Il greco "pro-phylassein" significa
"custodire, aver cura prima".
L'aborto sarebbe una prevenzione,
un aver cura? Finale: «E chi tra i vivi
può sindacare la morte?» Nessuno,
appunto: neppure i Cavalli Sforza.
ORFANI DI MURO ...
«Vent'anni senza il muro» è il tema
dell'inserto Queer di Liberazione
(domenica 28). Il sottotitolo è: «Il
mondo che è venuto dopo ci piace
poco. Ma questo non è un buon
motivo per rimpiangere il muro e
gli spaventosi "socialismi reali che
custodiva». Coraggiosi questi
rifondatori comunisti: lo dicono
oggi, solo perché è crollato. Ha
ragione l'inserto: sono, per lo meno,
queer, cioè strambi.
...E LAVORO RIPRODUTTIVO
Ed ecco un esempio di reale
socialismo. «La rivoluzione - dice a
Liberazione , il 31 dicembre, la
femminista Alisa Del Re, politologa
all'Università di Padova " passa
dalla riproduzione». Ovvero:
sarebbe socialismo «se le donne
dicessero basta», vale a dire se
rifiutassero il welfare (benessere
sociale), cioè quel «dispositivo di
compatibilità tra lavoro salariato e
lavoro di riproduzione costruito
sulla socializzazione, la
salarizzazione e l'esternalizzazione
di una parte del lavoro di
riproduzione svolto gratuitamente
dalle donne nella famiglia».
LAVORO E LAICITÀ
Domenica 28 l'Unità dava tutta la
copertina a una foto del cardinale
Sepe che serve il pranzo di Natele ai
barboni napoletani. Didascalia: «La
Chiesa in campo riempie il vuoto di
Stato». Strano: questa volta nessuna
accusa di indebita ingerenza. In
compenso, all'interno, Enzo Mazzi
giudica «il gesto di Tettamanzi»:
«Lascia il segno», ma «è chiara
mancanza di laicità» e
«discrezionalità pericolosa». Più
"laico" lasciarli alla fame.