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I miei diritti di malato e la cecità di chi li nega

Salvatore Mazza giovedì 20 giugno 2019
Sono in molti che ogni volta che incontrano me o, più spesso, mia moglie, dopo essersi informati delle mie condizioni, si congedano dicendo: «E la prego, di qualunque cosa abbia bisogno mi raccomando, non esiti!». Parole sincere, però ogni volta che le sento la tentazione di rispondere "La ringrazio molto! Ecco questo è il nostro Iban, faccia lei..." si fa sempre più forte. Una battuta, certo, che tuttavia nasce dalla constatazione che, nell'Italia del 2019, ammalarsi è ancora un lusso. Non ci credete? A me che ho la Sla lo Stato riconosce l'esenzione dal ticket per visite, esami e medicine (riluzolo e radicut, unici due farmaci riconosciuti) collegate alla mia patologia. Io non ne prendo nessuno: non tollero il primo e ho rifiutato di prendere l'altro, seguo una cura sperimentale approvata dall'Agenzia europea del farmaco, e le medicine sono a mio carico. Ugualmente sono a carico del paziente gli integratori, indispensabili per alleviare gli effetti degenerativi, e sono prodotti che costano molto; io non ne uso, ma da tre mesi prendo un preparato galenico che sostituisce un farmaco non disponibile in Italia. Non costa tantissimo, circa 40 euro al mese, «ma per tanti – lamentava Amelia Conte del Centro Nemo – anche questa può essere una somma difficile da sostenere». Sul fronte dei presìdi ho diritto a tutto, dalla sedia a rotelle in poi, basta attrezzarsi per le estenuanti battaglie con la burocrazia. Dove lo Stato riconosce solo sgravi parziali o Iva ridotta è per i lavori necessari a eliminare le barriere architettoniche, dentro casa o nel tuo palazzo. Parliamo di decine di migliaia di euro, specie quando si dovrebbero installare montascale o modificare l'ascensore per potervi entrare con la sedia. Così si finisce per restare prigionieri in casa, come succederà a me; da altre parti, come in Germania, lo Stato ti rifà casa a sue spese, e scusate se è poco. Quanto all'assistenza alla persona, si va nell'assurdo: ho diritto a 15 ore e mezzo alla settimana, il massimo, ma in base a quanto stabilito dal Comune di Roma non ho diritto all'assegno di caregiver, e ciò nonostante io abbia bisogno di assistenza 24 ore al giorno per l'intero anno. Così tutto ricade su mia moglie. Se abitassi in altre regioni magari avrei di più, o di meno: colpa di un decentramento demenziale che ha finito per creare nella stessa nazione cittadini di serie A, B, C e perfino D. Sarebbe bellissimo se una piccolissima frazione delle centinaia di miliardi destinati dall'ultimo Def a misure puramente elettorali andassero a sanare questa follia. Ma è fantascienza. (18-Avvenire/rubriche/slalom)