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I giorni del Coronavirus e la lezione del digitale

Gigio Rancilio venerdì 6 marzo 2020

Quando ripenseremo a questi giorni difficili che stiamo vivendo, insieme a tanti ricordi dolorosi spero ci ricorderemo che il coronavirus ci ha anche insegnato a vivere il digitale in modo diverso.
So benissimo che i social sono stati e sono teatro anche di tante fake news e di inutili polemiche, ma accanto a tutto questo chiunque di noi – anche chi pensava al digitale come a un "nemico" – ha sperimentato e sperimenta altro.
Senza il digitale, per esempio, non avremmo mai avuto a disposizione la mappa in tempo reale di tutti i contagiati, i guariti e i morti per il Coronavirus Cod-19 (la trovate cliccando qu)i. L'ha realizzata l'università Johns Hopkins di Baltimora, su dati raccolti dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet da tante altre banche dati sparse in ogni parte del mondo. Senza il digitale non avremmo mai potuto rivedere così facilmente un cinegiornale di fine anni Sessanta che raccontava un'epidemia di influenza che mise a letto 13 milioni di italiani e ne uccise 5.000 (lo trovate qui ). Da allora sono passati oltre 50 anni, ma vedendolo si rimane a bocca aperta per quante analogie ci sono con i giorni che stiamo vivendo.
Senza il digitale, mia figlia, i vostri figli e tanti altri ragazzi italiani non avrebbero potuto continuare – seppure tra mille difficoltà – a seguire le lezioni dei loro insegnanti, imparando nel contempo che le chat, i telefonini, i video e YouTube si possono usare anche per studiare e non solo per divertirsi. Merito del ministero dell'Istruzione che ha aperto una sezione web dedicata (la trovate qui) e merito di strumenti come Edmodo, Google Suite for Education e Office 365 Education A1 che permettono di fare didattica online, videoconferenze, creare classi virtuali e archivi di lezioni.
Senza il coronavirus, social come TikTok e Facebook non avrebbero messo in campo sforzi importanti per contenere e contrastare le fake news sul tema presenti sulle loro piattaforme, indirizzando le persone verso fonti autorevoli. E dimostrando così che non sono "piattaforme neutre", ma hanno (e dovrebbero avere sempre più) un ruolo da editori, con tutte le responsabilità, gli onori e gli oneri del caso.
Senza il digitale, nella Chiesa molti incontri di Quaresima sarebbero stati cancellati senza lasciare traccia e molte Messe sarebbero rimaste imbrigliate nelle scelte editoriali di radio e tv pubbliche e private, senza avere invece la possibilità di arrivare a chiunque nel mondo e nell'orario e la forma voluta. Basta un telefonino, un account social o un canale YouTube per farcela. Senza il digitale, genitori senza altre alternative (non tutti hanno nonni vicini e viventi o babysitter) non avrebbero mai potuto affrontare (anche grazie ai cellulari) giornate come queste, dove si è anche costretti a lasciare soli in casa figli non piccolissimi ma nemmeno così grandi da far stare i genitori completamente sereni.
Senza WhatsApp, Messenger, Telegram e app di messaggistica simili, non avremmo potuto comunicare in tutto il mondo in tempo reale, a costo quasi zero, con amici e parenti, per scambiarci emozioni, affetto, notizie e quant'altro. Senza il digitale, non avremmo mai potuto vedere in ogni parte del mondo quel programma tv, quello speciale, quell'intervista così utile a capire qualcosa di più. Senza il digitale, l'informazione dei giornali non sarebbe mai arrivata nelle case anche di quegli italiani che non possono uscire o più semplicemente hanno paura di farlo.
Ricordiamocene, quando sarà passato tutto questo. Ci sono stati giorni (questi giorni) nei quali il digitale ci ha dimostrato quanto possa essere davvero utile. Basta solo imparare a usarlo nel modo migliore.