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I consumi agricoli al palo

Vittorio Spinelli sabato 31 luglio 2004
Le famiglie italiane in questi ultimi mesi hanno consumato meno prodotti agroalimentari. L'indicazione arriva dall'Osservatorio Ismea-Nielsen e riguarda il periodo gennaio-maggio 2004. Nei primi cinque mesi i consumi alimentari sono scesi del 2%. Nello stesso periodo è stato osservato un aumento medio dei prezzi dell'1,6% e una conseguente tenuta della spesa, in calo solo dello 0,3%. Intanto, i conti della bilancia agricola con l'estero sono ulteriormente peggiorati raggiungendo un deficit di quasi due miliardi di euro. Insomma, le imprese agricole italiane non si trovano in una situazione congiunturale incoraggiante. Ma la stessa condizione vale anche per le industrie alimentari in genere. Sul fronte dei consumi, infatti, le riduzioni più vistose che ha fatto rilevare l'Ismea, riguardano le bevande analcoliche (-6%), così come «l'aggregato» zucchero, sale, caffè, tè (-3%) e i «derivati dei cereali» (-2,4%). Ma anche dal lato dei prodotti più spiccatamente agricoli le cose non stanno funzionando bene. Le carni, i salumi e le uova hanno subito una contrazione dell'1,6% anche se si è registrata una variazione positiva per le carni bovine (+3%) e suine (+2%). Stesso discorso per i lattiero-caseari e, in particolare, per il latte fresco (-3,7%). L'unica consolazione che rimane è quella che arriva dall'ortofrutta il cui consumo è aumentato sia per la frutta fresca (+2%), sia per gli ortaggi freschi (+4,7%) e conservati (+4%). Ma a dover preoccupare le imprese è soprattutto l'orizzonte che si prospetta. Stando alle proiezioni Ismea sull'andamento degli acquisti domestici su otto mesi, sembra essere certa una contrazione del volume degli acquisti di prodotti agroalimentari del 3,3% su base annua, a fronte di una stabilità della spesa. Alla base di questa tendenza, è possibile certamente indicare almeno due circostanze. Da un lato, probabilmente, la storica contrazione della quota di spesa alimentare sul bilancio delle famiglie. Dall'altro la situazione è il frutto di una generale recessione dei consumi, delle disponibilità di spesa e della propensione agli acquisti che influenza l'Italia così come altre economie. Tutto ciò accade mentre anche i conti dell'agricoltura con l'estero sembrano aver accelerato la corsa verso il basso. Stando ai dati più recenti resi noti, il deficit è peggiorato del 36,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A subire di più i colpi della concorrenza, prodotti per noi importanti come quelli caseari (319,6 milioni di euro di passivo), i frumenti (in rosso per 241,5 milioni di euro). Più che raddoppiato, poi, il saldo negativo dei cosiddetti cereali foraggeri passati da 56,8 milioni a 128,7 milioni di euro. Mentre tra i pochi settori in attivo, quello dei vini ha fatto però segnare un peggioramento della situazione con una perdita del 6% rispetto al 2003.