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I “bravi” ragazzi di Strommillo e il tuffatore di Paestum

Cesare Cavalleri mercoledì 27 gennaio 2021
La "Tomba del tuffatore", scoperta nei dintorni di Paestum nel 1969, prende il nome dal notissimo affresco che rappresenta un giovane che si tuffa in uno specchio d'acqua da una specie di trampolino. È l'unico esempio di pittura figurativa greca che ci è giunto, databile tra il 480 e il 470 a.C. Marcello Strommillo ha scelto La tomba dl tuffatore come titolo del suo romanzo (Aletti, pp. 184, euro 13), ambientato in una Napoli pittoresca e stralunata. Strano romanzo, che si snoda per tessere mosaicali ad alta creatività metaforica, in sceltissimo linguaggio. Personaggi e interpreti: Margherita (o Maria), già professoressa di matematica, da sei anni è costretta a letto, da una malattia invalidante. I suoi grandi occhi azzurri suppliscono le poche parole che riesce a pronunciare. La carnagione è più bianca del lenzuolo. Angelo, suo collega altrettanto matematico, la viene regolarmente a trovare: occupa la sedia accanto al letto, in silenziosa compagnia. A pagina 85, sopraffatto dal troppo dolore che si respira in quella stanza, decide di non frequentare più Margherita. Ma, verso la fine del libro, ritornerà. Ci sono Ale ed Ely, un ragazzo e una ragazza che girano per Napoli, soprattutto di notte, alla massima velocità consentita dal motorino. Si amano? Forse lo credono. C'è il professor Castellina, vero protagonista del romanzo, docente di filosofia, inconsolato per la morte dell'amatissima Lorenza. Si è trasferito da Genova a Napoli, per respirare la città della moglie. Trascurato nel vestire, randagio in una piccola casa, spesso è ubriaco. Sembrerebbe una macchietta, invece i ragazzi trovano in lui un riferimento anche morale. Del resto, l'unica energia vitale Castellina l'attinge dagli occhi dei suoi ragazzi, spalancati mentre lo stanno a sentire. Sono ragazzi sbandati, ma pur sempre ragazzi, che occupano la scuola senza violenze e stanno perfino ad ascoltare il fervorino dell'assessore che è una signora vestita di rosa. Castellina li porta a Paestum, a vedere l'affresco del tuffatore. Entusiasti. Capiscono di più di quello che vedono. Ma dove si tuffa l'antico tuffatore, in quale lago, in quale mare? Prevalgono le interpretazioni simboliche: forse si tuffa nell'eternità dell'oltrevita. Castellina non si dilunga. Gli basta la doverosità di tuffarsi nelle decisioni, soprattutto di tuffarsi in sé stessi. Chi non si è tuffato è Ale che, nauseato dal troppo dolore che ristagna nella stanza di Margherita, ha provato a chiuderle la cannuccia dell'ossigeno. Salvata dagli urli di Ely e di Ahmed, il badante tunisino che ha visto morire il proprio figlio quindicenne, Margherita ha la forza di chiedere ad Ale se si è fatto male dopo la colluttazione con Ahmed. Anni dopo, Ale sta costruendo con altri un altissimo ponteggio per un palazzo che non si sa. Non si vedeva più con Ely, che poi è morta per un incidente col motorino. Chiuso in sé stesso, Ale non ha tentato lo slancio del tuffatore. Dell'amore. Marcello Strommillo ha realizzato un Centro di aiuto allo studio per ragazzi fuoriusciti dal percorso scolastico, nel Rione Sanità.