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Homo simbolicus

Roberto Mussapi giovedì 17 luglio 2014
«L'uomo non è un essere religioso soltanto quando lascia tracce indiscutibili di religiosità, come le pratiche magiche e la sepoltura». Stiamo parlando dei primordi. L'uomo è un essere religioso "prima", quando manifesta capacità simboliche, quando dimostra di cogliere la realtà del sacro ad esempio dipingendo le pareti delle caverne, le «prime cattedrali dell'umanità», come scrive Julien Ries. Fiorenzo Facchini è uno degli esponenti più lucidi e complessi della paleoantropologia, la scienza nata a metà del Novecento, magnifica invenzione parigina, che unisce lo studio scientifico della preistoria a quello culturale, antropologico. In base a questi studi, noi possiamo pensare che l'uomo viva la realtà del sacro prima di manifestare esplicite pratiche o culti religiosi, che insomma la religiosità faccia parte dell'uomo quando si manifesta in quanto tale, come Homo simbolicus. Importante che tale conclusione giunga da uno scienziato, che lavora sui dati, quale è Facchini, che interpreta le intuizioni di Ries, storico delle religioni, che studia la nostra origine con gli strumenti dello storico e del filosofo. Scienza e discipline umanistiche, che si sono divise con la rivoluzione galileiana, tornano a collaborare, scoprono la loro ineludibile fratellanza.