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"Homeland", serie non solo longeva

Andrea Fagioli mercoledì 13 maggio 2020
Su Fox (canale 112 di Sky) sta per concludersi la serie tv Homeland, in onda dal 2011. Lunedì siamo arrivati al decimo dei dodici episodi previsti dall’ottava e ultima stagione. Negli Stati Uniti la scritta «The end» è apparsa il 26 aprile. In Italia la leggeremo a fine mese, proprio in lingua originale perché gli ultimi episodi non sono stati doppiati a causa dell’emergenza sanitaria. Ma non è un limite, tutt’altro. Homeland (letteralmente patria) è una storia di spionaggio ben congegnata, a tratti dura, che prende le mosse da un possibile secondo attentato negli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Protagonista è Carrie Mathison (Claire Danes), giovane agente della Cia, votata al lavoro, combattiva, determinata fino all’ossessione, anche perché affetta da un disturbo bipolare che la spinge a comportamenti maniacali. Accanto a lei gioca un ruolo determinante una delle figure più interessanti della serie, l’agente veterano Saul Berenson (Mandy Patinkin), che conosce le debolezze di Carrie, il suo agire fuori dagli schemi, ma anche la sua capacità professionale. L’azione, a seconda delle stagioni televisive, si sposta dagli Stati Uniti ai vari Paesi mediorientali in cui sono presenti le menti del terrorismo islamico. Sulla vicenda non aggiungiamo altro perché, oltre ad avviarci su Fox al gran finale, sono rintracciabili su Netflix le prime sei stagioni. Ci limitiamo ad alcune considerazioni per dire che Homeland, al di là del saper tenere alta la tensione con i classici ingredienti delle storie di spionaggio, offre una lettura del terrorismo ribaltando molti luoghi comuni. In poche parole mette in guardia dallo stabilire a priori da che parte stiano i buoni e i cattivi, gli amici e i nemici. Se Homeland ha un limite è quello di ricorrere a certi espedienti per poter prolungare il racconto. Un attentato al futuro presidente degli Stati Uniti può fallire per un’improbabile telefonata della figlia adolescente all’attentatore. Ma in Homeland è così, i figli giocano un ruolo particolare, inteneriscono anche i padri più duri. Il lato umano che caratterizza tanta parte della vicenda lo riassume Soul in una battuta: «Occorre trovare che cosa li rende umani, non cosa li rende terroristi».