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Harnoncourt dirige l'«Ave Verum» e le più; alte note religiose di Mozart

Andrea Milanesi domenica 5 settembre 2004
Passa indenne attraverso il trascorrere del tempo e i dettami delle mode l'arte sublime di Wolfgang Amadeus Mozart; alla luce di una genialità assoluta che viene riconosciuta indistintamente agli immortali capolavori per il teatro d'opera come ai grandiosi affreschi sinfonici e concertistici, al raffinato repertorio pianistico o all'innovativa produzione cameristica. L'ambito compositivo che appare maggiormente e ingiustamente trascurato è forse proprio quello della musica sacra, troppo spesso chiamato in causa solo per render conto dei presunti debiti e delle contaminazioni con il mondo operistico. Addirittura con il termine di "superficiale", il repertorio religioso mozartiano è stato frettolosamente archiviato da una certa storiografia ottocentesca, attenta a porre in risalto solo quegli aspetti che trovavano via via riscontro nella temperie romantica, ponendo il più delle volte l'accento proprio sulla cifra profana di opere invece profondamente radicate in un autentico sentimento religioso. In un senso di fiducioso e consapevole abbandono, così come emerge dalle parole che lo stesso musicista, quasi parafrasando il salmista, scriveva al padre: «Dio mi è sempre davanti agli occhi. Mi rendo conto della Sua onnipotenza e temo la Sua collera: ma comprendo anche il Suo amore e la Sua tenerezza verso le Sue creature. Egli non abbandonerà mai i Suoi figli'». Ed è proprio questo il punto di partenza da cui si muove il direttore Nikolaus Harnoncourt che, a capo del Concentus musicus Wien e dell'Arnold Schönberg Chor, ha impaginato un programma di notevole impatto, raccogliendo alcune tra le più emozionanti pagine sacre di tutti i tempi (compact disc pubblicato da Teldec e distribuito da Warner Music Italia). Come il mottetto Exsultate, jubilate K. 165 (1773), la Messa in do maggiore "dell'Incoronazione" K. 317 (1779) o i Vesperae solemnes de confessore K. 339 (1780). Ma soprattutto il mottetto Ave verum corpus K. 618, scritto a Baden in occasione della festa del Corpus Domini nel giugno del 1791, a soli sei mesi dalla morte: quarantasei battute in tutto, per un piccolo gioiello di composta bellezza e immediata serenità, che racconta del cuore e dell'animo di Mozart più di migliaia di pagine di critica musicale.