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Grande Messe des Morts di Berlioz tra fede profonda e numeri da record

Andrea Milanesi domenica 15 gennaio 2012
Il primo a rimanere sorpreso dall'esito finale della registrazione della Grande Messe des Morts di Hector Berlioz (1803-1869) è lo stesso Paul McCreesh; nelle note di copertina della sua ultima incisione discografica (2 cd pubblicati da Signum e distribuiti da Jupiter), il direttore inglese si è infatti dichiarato decisamente meravigliato dallo stupore che ha a sua volta letto sui volti entusiasti degli oltre trecento artisti coinvolti nell'esecuzione della monumentale partitura, quando per la prima volta si sono ritrovati a eseguire l'intero lavoro dopo aver realizzato le prove a sezioni separate.
Il Requiem di Berlioz risulta effettivamente una delle composizioni di maggior impatto mai concepite nella storia della musica sacra, piena di colpi ad effetto studiati a tavolino per suscitare "emozioni forti" sugli ascoltatori; già alla prima esecuzione dell'opera – avvenuta il 5 dicembre 1837 nella parigina Cappella degli Invalides – il pubblico rimase letteralmente sommerso dalla "potenza di fuoco" sprigionata dall'imponente organico corale e orchestrale impiegato, che in questa registrazione – effettuata durante il Wratislavia Cantans Festival – vede protagonisti la voce solista del tenore Robert Murray, i Gabrieli Players & Consort, il Symphonic Brass Ensemble della Chetham's School of Music insieme con il Coro e l'Orchestra Wroc?aw Philharmonic.
Il prezioso lavoro interpretativo operato da McCreesh risulta essere tanto efficace nei tumultuosi quadri d'insieme (su tutti gli apocalittici Dies irae e Tuba mirum) quanto nel fine cesello su fraseggio, articolazione e dettagli espressivi che rendono viva la poesia delle pagine più riflessive e intimistiche (gli episodi del Quid sum miser e Domine, Jesu Christe), nel tentativo di smussare l'afflato maggiormente lirico e teatrale, retaggio di una certa retorica esecutiva, per ricondurre la Messe des Morts nell'alveo liturgico che le compete.
«L'edificio in cui la musica risuona è il più importante di tutti gli strumenti musicali», sosteneva peraltro lo stesso Berlioz; e l'animo umano nel momento del "Giudizio estremo", di fronte al mistero della vita (e quindi della morte) risulta la cassa di risonanza ideale per comprendere nel profondo il portato di questo imponente capolavoro.