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Gli italiani e gli avanzi. Il 2017 sia l'anno della conferma: il cibo non si spreca

Paolo Massobrio mercoledì 28 dicembre 2016
Italiani virtuosi: hanno imparato a riciclare gli avanzi. È la notizia del giorno dopo, fonte Coldiretti, che registra un dato per certi versi contraddittorio: sono aumentati i consumi (2,3 miliardi spesi a tavola, dicono le fonti del sindacato agricolo) mentre Codacons registra un meno 2,3%.
Già, ma chi se la fila una notizia negativa, asciutta di numeri, mentre vogliamo sentirci dire che i consumi sono ripartiti?
Rimane da capire come in casa Coldiretti siano riusciti a calcolare in poche ore mezzo miliardo di avanzi culinari che sono stati riciclati o lo saranno nei prossimi giorni (?). E se è vero che questo è l'anno del riciclo degli avanzi, allora avrebbe ragione Codacons: acquisti più oculati con recupero di avanzi. Non è più logico? Ma tant'è, siamo un Paese che dà i numeri e la statistica fa notizia ancor più se il contraddittorio non esiste: l'hanno detto alla televisione, dunque è vero. In ogni caso il vento è cambiato e non solo per le giornate primaverili di fine anno, ma perché il recupero degli avanzi è diventato il mood del momento. E sia benvenuto. Del resto tutta la cucina italiana affonda le radici nel non spreco, se pensiamo alla teoria delle paste ripiene che raccoglievano gli scarti delle carni del pranzo di Natale unite alla verdura di stagione. Piatti succulenti, come gli gnocchi di polenta che Luisa Valazza del Sorriso di Soriso racconta nel libro "Avanzi d'Autore" (Cairo Editore), dove 12 cuochi insegnano come non sprecare nulla e soprattutto come gestire quella fonte di sprechi che è il frigorifero, dove siamo abituati a mettere ogni cosa come fosse un armadio. Gianfranco Vissani, altro cuoco celebrato, vent'anni fa riuscì a stupirmi con un piatto povero: la zuppa di bucce di patate di Colfiorito. Ora, qualcuno avrebbe da obiettare: non vado certo in un "grande" ristorante per mangiare i piatti che la nonna faceva per necessità cent'anni or sono. E allora si preferisce ordinare, a 20-30 euro, la guancia di maialino cotta a bassa temperatura, che lo stesso fornitore di cucine gourmet fa avere al ristorante di Palermo come a quello di Merano. Dimenticando che il genio della cucina è reinventare, leggendo le stagioni e ciò che portano. E se una cucina "importante" mostra qualche volta come da uno scarto si possa fare un piatto succulento, abbiamo guadagnato due volte: in educazione e gusto. L'onda del sentir comune, che inizia ad avvertire lo spreco come fastidio, va tenuta alta. È un treno che ripassa dalla stazione del sapere e possiamo ancora prenderlo per non dimenticare quell'economia domestica che ispirava chi ci ha preceduto. Che il 2017, allora, anche senza statistiche in tempo reale, sia eletto all'unisono anno del non spreco. Possiamo contarci?