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Giovani, difendiamoli dagli adulti inaciditi

Umberto Folena domenica 17 marzo 2019
Giovani. Bella parola, parolina, parolissima. Ma anche parolaccia, quando rigurgita acida dalla bocca di certi adulti dallo sguardo torvo. Per costoro, i giovani sono sempre inaffidabili, fannulloni, soprattutto privi dei grandi e nobili valori di una volta. Quale "volta"? Ma è ovvio, quando giovani erano loro, gonfi di valori, valori incarnati, tutti d'un pezzo. Un'epoca mitica mai esistita, ma quando la memoria si fa colonizzare e cancellare dal risentimento, il passato diventa terra di latte e miele.
Panzane. Guai all'adulto che si dimentica del giovane che fu. Per loro, i giovani sbagliano sempre. Manifestano per la salvezza della Terra contro un'economia rapace, chiedendo agli adulti di agire, subito, adesso? Sono incoerenti, rivoluzionari in pantofole che tornati a casa inquinano con i motorini, non si staccano dal cellulare e si godono la giornata senza scuola; furbastri manipolati da massoni, comunisti, rettiliani e giù di lì. Rimangono a casa? Eccoli i giovani che assistono senza reagire al degrado del pianeta, privi di idee e – ancora – valori, affogati nel consumismo, mantenuti, mammoni, incapaci di pensiero critico.
Partono per il Paesi meno sviluppati come volontari? Deficienti con la testa piena di scemenze ficcate loro in capo da missionari comunisti, e massoni naturalmente, manipolati e gettati allo sbaraglio, quando ci sarebbero tanti poveri da aiutare qui in Italia: il prossimo, ragazzi, ricordatevi che il prossimo è chi è più vicino a voi, vicino fisicamente, non vicino all'anima, perché la prossimità è un dato esclusivamente geografico (sigh). Vanno alla Giornata mondiale della gioventù? Ma guardali, tutti lì dal Papa a cantare, pregare, perfino confessarsi, a fare i santarellini; ma poi, quando tornano a casa, chi li vede più? Tutti in discoteca a intossicarsi, inebetiti da pessime canzonacce.
La mancanza di profondità di certo pensiero, il piattume culturale, la grossolanità del giudizio, l'assenza abissale di passione educativa sono un buco nero che attira gli adulti pigri e rancorosi. Vale purtroppo anche per certi ambienti ecclesiali, quelle comunità grigie chiuse nel proprio tran tran, nelle liturgie "lisergiche", nel "si è sempre fatto così" che strangola in culla ogni idea originale. Per costoro i giovani non ci sono più perché senza valori, incapaci di generosità, irriconoscenti. E se non ci sono, la colpa è sempre di qualcun altro. Ma perché mai dei giovani veri, pensanti, dovrebbero frequentare comunità del genere?
Chi cova pensieri tristi e bui non tollera che qualcuno possa accarezzare pensieri brillanti, anche imperfetti, anche solo per poco. A costoro è bello ricordare una splendida canzone di Roberto Vecchioni, genitore e professore certo imperfetto, però appassionato, Comici, spaventati guerrieri: «I ragazzi nascondono lacrime sospese / come gatte gelose dei figli / hanno un bagaglio di speranze deluse / come onde che s'infrangono sugli scogli. / Hanno un mondo che avete storpiato ingannato tradito massacrato / hanno un piccolo fiore dentro / che c'è da chiedersi com'è nato. / Non azzardatevi a toccarli mai / non azzardatevi a giudicarli / tirate via le vostre sporche mani / non confondetevi coi loro sogni. / E vorrebbero amare / domani come ieri / questi miei piccoli comici spaventati guerrieri / e vorrebbero amare / come uomini veri / questi miei piccoli comici spaventati guerrieri».
I giovani, tutti i giovani di ogni epoca, si meritano adulti che siano padri, maestri, compagni di viaggio sorridenti e accoglienti, nella luce e nel buio. Adulti intelligenti. Che anche se avessero visto fallire i propri sogni, non godano nel far fallire i sogni altrui.