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Francesco, Mazzolari e Milani: come li hanno visti da lontano

Guido Mocellin venerdì 23 giugno 2017
La visita privata di papa Francesco a Bozzolo e a Barbiana, sulle tombe di don Primo Mazzolari e di don Lorenzo Milani, ha ovviamente acceso l'interesse e anche gli animi di quanti vivono con passione le vicende ecclesiali italiane e trovano nei blog e nei social network gli spazi ottimali in cui tale passione può esprimersi. Per la quantità segnalo che vi erano dedicati un terzo dei post che ho veduto martedì 20. Per i contenuti, poiché gli scontri, talora incandescenti e anche con qualche colpo basso, si sono concentrati più su Milani che su Mazzolari, rimando, a campione, a quello che un tempo Luigi Accattoli chiamava il pianerottolo del suo blog ( tinyurl.com/yb7r2a6x ), dove, in 48 ore, 12 persone hanno scambiato 150 commenti, compresi quelli di Accattoli che sviluppavano il primo post.
Personalmente non ho partecipato ad alcuna disputa, ma ho riavvertito anch'io l'empatia di quando, già morti, mi ero avvicinato agli scritti e alle biografie di questi due parroci, e mi sono riconosciuto tra quanti hanno considerato il 20 giugno una «bella giornata» per la Chiesa italiana. Voglio però far notare che vista dall'estero l'iniziativa di papa Francesco è apparsa più che ordinaria: un «omaggio a due parroci di campagna», come la presentava “Rome Reports”. Attingendo al “Sismografo”, il blog-aggregatore di notizie ecclesiali in sette lingue, vedo, in inglese, solo la “Associated Press”, che titola: «Il Papa rende omaggio ai preti “ribelli” censurati per il loro impegno verso i poveri». In francese c'è “La Croix”: «Due figure di preti “disturbatori” riabilitati da papa Francesco». In spagnolo “Abc” punta altrove: «Il Papa chiede “un clero non clericale” secondo l'esempio dei due sacerdoti italiani trattati ingiustamente». Dal canto suo la diffusissima “Aciprensa” fornisce, a posteriori, una lunga scheda ( tinyurl.com/ydxve5ze ) attraverso la quale i suoi utenti potranno conoscere «due sacerdoti che si dedicarono a difendere i più poveri e a lottare contro le ingiustizie sociali».