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“Foodie love”, così spiazzante

Andrea Fagioli giovedì 18 febbraio 2021
«La pizza contiene in sé una falsa promessa. Mi piace come idea e basta». Uno dei più noti piatti italiani, insieme ai ristoranti giapponesi gestiti da cinesi, è tra le cose che non piacciano a Lei (Laia Costa), giovane editor. Mentre a Lui (Guillermo Pfening), matematico trentenne, non piacciano gli argentini che dopo aver mangiato in un buon ristorante affermano che niente è come un barbecue. All'unisono Lei e Lui sentenziano che «ce ne sono di imbecilli nel mondo della cucina, però se ti appassiona il cibo non puoi essere del tutto imbecille». Inizia così, in modo spiazzante, la nuova serie internazionale Foodie love, diretta da Isabel Coixet, prodotta in Spagna da Hbo (importante sigla statunitense nel panorama della serialità televisiva), disponibile in otto episodi in esclusiva per l'Italia su RaiPlay. Ma spiazzante, al di là di un'originale tecnica narrativa, è anche la storia che nasce tra i due a suon di cibo alternativo come il ramen o il pastrami o l'aperitivo con whisky, arancia, uovo e pancetta affumicata. Nei loro incontri, nati grazie a una app per appassionati di cucina, sembra esserci inizialmente più tormento che altro. I due appaiono incerti, emotivamente fragili, spaventati dai legami affettivi. Alle spalle hanno storie anche drammatiche, che ovviamente non riveliamo, ma che servono a sottolineare le difficoltà di una generazione con scarsa identità (non a caso Lei e Lui), carente prima di tutto sul piano della comunicazione interpersonale. Il tutto rende Foodie love un prodotto di presa non immediata oltre a essere molto azzardato per contenuti e situazioni. La didascalia iniziale con il consiglio di una visione destinata a un pubblico adulto non è per niente formale, è sostanziale, soprattutto per un paio di episodi con scene decisamente audaci per una piattaforma online come RaiPlay, destinata a competere con realtà analoghe come Netflix o Sky rivolgendosi a un pubblico molto più giovane di quello dei tradizionali canali tv, ma che non può dimenticare il ruolo di servizio pubblico che le compete.