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Fondi Ue, la minaccia dei tagli

Vittorio Spinelli sabato 11 giugno 2005
L'agricoltura italiana continua a vivere un periodo denso di contraddizioni. Da una parte, il suo valore aggiunto sembra diminuire, dall'altra c'è chi continua a credere nelle potenzialità di questo settore, da un'altra ancora nubi sempre più fosche si addensano sul destino dei fondi europei. E, intanto, cresce il numero di aziende agricole condotte da extracomunitari, mentre decollano le importazioni di prodotti alimentari dai nostri grandi concorrenti. Nei primi tre mesi del 2005, il valore aggiunto dell'agricoltura, secondo i dati diffusi dall'Istat, è sceso del 2,2%, un dato che diventa -0,8% guardando allo stesso periodo del 2004. Certo, si tratta di una situazione meno drammatica di quella indicata dal -2,2% fatto segnare dall'industria tra 2004 e 2005, ma è pur sempre un segnale non certo positivo. Così come non lo sono le previsioni che a livello europeo vengono fatte sul destino dei fondi destinati alla Pac. Soldi buoni - secondo alcuni - per finanziarie l'industria e l'allargamento ulteriore dell'Ue. Eventualità che hanno determinato una vera e propria rivolta da parte degli agricoltori e di alcuni governi, come quello italiano, ma che potrebbe davvero avverarsi. Sarà la «debacle dell'agricoltura italiana», come ha detto questa settimana Confagricoltura? Difficile pensarlo seriamente, anche se altri segnali vanno in queste direzione. Come, per esempio, l'aumento del costo dei carburanti agricoli che Coldiretti ha indicato in un +14% nei primi quattro mesi del 2005 rispetto all'anno precedente. Oppure, come l'invasione, segnalata anche da Cia, di ortofrutta dalla Cina le cui esportazioni verso l'Italia sono salite del 250% in 12 mesi. E alla Cina si sono affiancati paesi non tradizionali esportatori di frutta e verdura, come il Cile, l'Argentina, l'Uruguay, il Brasile, l'Africa del Sud. Così - spiega la Cia - dobbiamo fare i conti con importazioni sempre più massicce di pomodori, cicorie, cipolle, zucchine, carciofi, kiwi, mele, pere, ciliegie, nocciole, mandorle. Tutti prodotti per i quali abbiamo mantenuto per anni la leadership non solo in Europa. Eppure, c'è chi ancora crede nei campi d'Italia. Ad investire nelle imprese agricole nostrane sono anche gli imprenditori extracomunitari. Cresce, infatti, nelle campagne - stando a quanto segnalato da Coldiretti e da Bankitalia -, la presenza di titolari di impresa extracomunitari che sono oggi alla guida di oltre 6000 aziende localizzate soprattutto in Toscana, Lazio, Campania e Veneto. Ma, soprattutto, sono anche colossi dell'industria e della promozione. Basta pensare, da quest'ultimo punto di vista, ai 240 milioni di euro che Fieragricola di Verona investirà da qui al 2010 per il potenziamento di tutta la serie di manifestazioni legate all'agricoltura e all'agroalimentare. Una strategia di lungo periodo, certo, ma che indica chiaramente una cosa: l'agricoltura italiana non potrà essere cancellata tanto facilmente.