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FARUK, LA STORIA IN UN RIGORE

Massimiliano Castellani venerdì 13 aprile 2018
Può un rigore sbagliato deviare il corso della storia? In qualche Bar Sport dei Balcani qualcuno se lo chiede ancora pensando a quella notte, per niente magica, del 30 giugno 1990. L'estate del Mondiale italiano, allo stadio Franchi di Firenze va in scena Jugoslavia-Argentina. La partita al 90' si chiude sullo 0-0, poi alla lotteria degli undici metri vinsero Maradona e compagni. In una sequenza dal dischetto più thrilling che mai, si consumò l'errore fatale del terzino Faruk Hadžibegic. L'allora 33enne bosniaco capitano della Jugoslavia è stato l'ultimo, nel marzo del '92, ad indossare la fascia al braccio della casacca della nazionale della Repubblica Socialista Federale. Quell'errore di Faruk è diventato il simbolo della deviazione storica di un Paese. C'è chi addirittura crede, che se Hadžibegic avesse trasformato quel rigore e quindi regalato la vittoria alla Jugoslavia, forse dalla Slovenia alla Macedonia, sarebbe potuto risorgere il nazionalismo jugoslavo. Invece da quel momento i venti di guerra iniziarono a spirare forte, proprio dalle curve degli stadi, da Belgrado fino a Sarajevo. Hadžibegic si rifece una seconda vita da calciatore in Francia, ma il ricordo di quel rigore sbagliato è il più amaro che si porta appresso, assieme alle strane sensazioni di quelle notti italiane in cui doveva dribblare «pressioni» e gli orrori imminenti. «Dovevo stare attento al nome, alla religione, alla provenienza, dovevo calcolare tutto...».