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Siro di Pavia. Evangelizzatore venuto da Oriente con lo stile di chi sa il valore del dono

Matteo Liut venerdì 9 dicembre 2022
Tradizione vuole che san Siro, il primo vescovo di Pavia, fosse quel giovanetto che portò a Gesù i pani e i pesci poi moltiplicati per sfamare la folla sulla riva del lago di Tiberiade. Si tratta in realtà di un racconto leggendario, riportato dall’autore del «De laudibus Papiae», uno scritto del 1330 derivato forse dalla «Vita di san Siro» risalente all’ottavo secolo, perché secondo le fonti storiche, in realtà, il protovescovo pavese sarebbe vissuto intorno al IV secolo. Tuttavia, il riferimento all’episodio evangelico – nato soprattutto per vantare le antiche radici della Chiesa locale e affermare in qualche modo l’autonomia dalla vicina Milano – è un prezioso richiamo alla necessità di sapersi fidare e affidare a Cristo. Come il giovane diede quello che aveva a Gesù, che lo trasformò a sua volta in un dono per molti, così i cristiani sono chiamati a fare con ciò che possiedono, a partire dalla fede stessa. Uno stile nel quale la Chiesa pavese dichiara di riconoscersi affermando la propria devozione a Siro – il cui nome probabilmente è segno di radici orientali –, il quale, sempre secondo la tradizione, sarebbe arrivato in Italia seguendo san Pietro e san Marco. Sarebbe stato poi ordinato vescovo da Ermagora, primo pastore di Aquileia, che lo mandò a evangelizzare Pavia. Siro, quindi, predicò in diversi centri del nord Italia, divenendo poi pastore di Pavia, nella cui Cattedrale oggi sono custodite le reliquie. Gli altri santi. San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, veggente di Guadalupe (1474-1548); beato Bernardo di Gesù Silvestrelli, religioso (1831-1911). Letture. Romano. Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19. Ambrosiano. Ger 17,19-26; Sal 14 (15); Zc 10,10–11,3; Mt 21,23-27. Bizantino. Gal 4,22-27; Lc 8,16-21.