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Etichette del vino, un pasticcio europeo

Andrea Zaghi domenica 10 dicembre 2023
Un “pasticciaccio brutto” questa volta non all’italiana ma all’europea. Parliamo di etichette particolari, quelle dei vini, che l’Europa ha voluto cambiare seguendo il modello di quelle degli altri alimenti. Etichette più chiare, insomma. Che, però, quasi all’ultimo minuto sono state cambiate per un’interpretazione diversa data alle norme dalla Commissione Europea. Probabilmente un’idea dettata dallo scrupolo di chiarezza nei confronti dei consumatori; un’idea però che ha rischiato di far gettare al macero milioni di etichette già stampate. Con conseguenti milioni di euro di danni. Occorre andare per ordine. L’Europa già da tempo ha deciso di inserire anche nelle etichette dei vini le indicazioni relative agli ingredienti e ai valori nutrizionali. Le nuove norme avrebbero dovuto essere applicate dall’8 dicembre. In particolare, per gli ingredienti l’Europa imponeva che fosse utilizzato un codice QR accompagnato dalla lettera “I”. Due settimane fa, però, la Commissione ha deciso di inserire il termine completo “Ingredienti” al posto della “I”. Più chiarezza (tardiva) per i consumatori, decisamente, ma anche caos per fornitori e produttori visto che le nuove etichette con la sola “I” erano già state stampate e pronte all’uso. Un disastro contro il quale si sono scagliati praticamente tutti. Di «tempistica irrealistica» e di «pura burocrazia» ha parlato il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Comité Vins – CEEV) in una nota rilanciata da Federvini. In Europa sarebbero diverse centinaia di milioni e in Italia oltre 50 milioni le etichette «di vini italiani già stampate secondo il modello inizialmente condiviso e poi sconfessato dalle linee guida della Commissione Ue», ha aggiunto l’Unione Italiana Vini (Uiv), che ha bollato come «intempestivo» l’intervento della Commissione. Ancora CEEV ha sottolineato in punta di diritto che «la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici». Insomma, oltre al danno, per i produttori vi sarebbero state anche una beffa e una violazione del diritto europeo. Sulla stessa linea Coldiretti, Confagricoltura e CIA-Agricoltori Italiani e Fedagri. I coltivatori hanno ricordato gli altri guai del comparto dal punto di vista produttivo (quest’anno in Italia si produrrà meno vino a causa del clima) e le “minacce” delle richieste di nuove denominazione di origine che in alcuni casi addirittura scimiottano io vini italiani. Tutto senza dire dell’aumento di alcuni costi che sta tartassando i bilanci delle imprese (solo per il vetro, dice Coldiretti, la crescita è stata del +58% nell’arco di 18 mesi). Mentre, per la prima volta dopo anni, pare si stia profilando un rallentamento se non una diminuzione delle vendite in valore. Da qui l’intervento del governo: un decreto dell’ultimo momento firmato da Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, posticipa l’applicazione delle nuove regole e permette l’utilizzo e lo smaltimento delle etichette già in magazzino. Una mossa che ha fatto applaudire tutti, in attesa del prossimo pasticciaccio brutto (italiano oppure europeo). © riproduzione riservata