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Erede di Savonarola?

Pier Giorgio Liverani domenica 20 dicembre 2009
C'è un giornalista, Camillo Langone, che si dà volentieri alla critica religiosa. In aprile aveva pubblicato una "Guida alle Messe" in stile Guida Michelin, favorevolmente recensita dal Giornale (Giovedì Santo 9 aprile), in cui invece che in forchette e coltelli, il punteggio che indica la qualità delle liturgie eucaristiche delle chiese d'Italia è espresso in candeline e messalini, con contorno di annotazioni tipo «molte belle ragazze» e «cattolicesimo chitarrista». Poi ha pubblicato un «Manifesto della destra divina» (?) e ora, vantando i suoi titoli («Io che da molti anni non faccio la comunione», Il Foglio, mercoledì 16), si erige a giudice delle coscienze. Passi che, secondo lui, «Silvio Berlusconi dal volto massacrato è Gesù Cristo picchiato proprio in volto durante l'interrogatorio del Sinedrio», perché, nella sua sofferenza e per i cristiani, il premier ha in qualche modo il volto del Signore dolente. È però inaccettabile che scriva: «Mi domando come possano accostarsi all'altare Rosy Bindi, Ignazio Marino e Marco Travaglio». Non sono il difensore d'ufficio di questi Signori, non sposo le loro posizioni politiche né mi chiedo pubblicamente qui se le loro affermazioni sull'attentato, che Langone condanna, siano caritatevoli o no. Ma anche l'invasione della loro coscienza per squalificarli in pubblico come cristiani è un'aggressione. È questa la «destra divina»? Il Vangelo, caro Langone, è un tutto unico. Non si può citarne un brano e dimenticare che quello stesso Cristo che somiglia al Premier ha proibito di giudicare, ha spiegato la correzione fraterna, e ha mostrato ciò che si deve fare quando c'è qualcosa "fra te e tuo fratello". Senonché sempre Il Foglio (venerdì 18) qualifica Langone come «l'unico magnifico erede di Savonarola» e Camillo ha risposto: «Sì, lo so».

TEOLOGIA ARCHEOLOGICA
I teologi, di solito, hanno come orizzonte il futuro e la ricerca del nuovo. Lo dice la parola stessa: trattano di Dio. Hans Küng, invece, ricorda a Repubblica (mercoledì 16) come se fossero novità, i suoi «Trent'anni all'indice». E ripete ancora una volta il suo racconto: «Su di me il fulmine del Papa» (che però gli causò «un vasto appoggio, nel mio circolo di amici e accademici e a livello mondiale», una cosa «straordinaria, quasi soverchiante»). E poi: «Benedetto XVI sembra aver scelto una linea di restaurazione». Ad aver bisogno di qualche restauro è spesso colui che sceglie di crogiuolarsi nei suoi guai. Ma l'autobiografia piagnona non è teologia nemmeno del passato.

STALIN, TUTTO SOMMATO...
I nipotini del comunismo sovietico tentano ogni tanto una rivalutazione di Stalin: «Una storia da rifare» è un grosso titolo del Manifesto (martedì 15). Ecco un argomento convincente: «Non può essere dubbio che lo stalinismo sia stato una forma di tirannide», ma «tutto sommato, Stalin non avrebbe avuto bisogno di scatenare la "lotta di classe" con i kulak, se costoro avessero spontaneamente acconsentito a entrare in massa nei kolchoz». Tutto sommato...