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Era laico anche Horus, il dio dei Faraoni?

Pier Giorgio Liverani domenica 30 dicembre 2007
Questa volta La Repubblica (giovedì 27) ha impattato il ridicolo. In un fondo extradomenicale Eugenio Scalfari ha indossato, come ha notato Il Foglio (venerdì 28), la «inedita veste di padre spirituale» per insegnare alla senatrice Binetti come e perché si deve pregare e per rimproverarla che, non avendo pregato secondo le regole che lui le ricorda e avendo invece «sollecitato» Dio a «intervenire nelle formulazioni delle leggi», aveva «violato in modo grave le disposizioni concordatarie». Siccome, però, quelle preghiere pare che abbiano avuto effetto, ci si aspetta che ora Scalfari deferisca Dio alla Corte di giustizia della Comunità europea per indebita interferenza negli affari interni italiani. Su Avvenire il prof. D'Agostino si è già occupato da par suo (venerdì 28) di questa, che ha definito «profonda incomprensione, tipicamente laicista di Scalfari», ma a incorniciare questa piuttosto esilarante sortita laicista di Repubblica è poi arrivato Il Venerdì con quindici pagine di oroscopi per il 2008 preparati dall'astrologo Horus. Dal che si deduca che la laicissima Repubblica ripudia il cristianesimo, ma professa l'astrologia e non teme di mostrarsi fedele al dio egizio Hor, il cui nome latinizzato è, appunto, Horus: un dio solare in forma di falcone, considerato la manifestazione del faraone da vivo. Superstizione laicista di Repubblica o allusione al ruolo di Scalfari?

L'ORRIDO EVENTO
Il prof. Carlo Flamigni si è arrabbiato perché, domenica 16, «su Avvenire un tale che parla spesso male di me, ha scritto per la trentesima volta che anche io sono stato un embrione, oltretutto sbagliando il periodo storico nel quale questo orrido evento si è determinato». Quel «tale» sono io, ma, come i lettori sanno, io non parlo male delle persone: mi limito a criticare quello che scrivono. E non certamente con i modi del prof. Flamigni, che, da bravo laicista, gratifica chi lo contesta di «piccolo manipolo di scalzacani sciamannati». Nemmeno l'ho mai chiamato «un tale», ma sempre con nome, cognome e titolo accademico, perché da quando era embrione (e trentuno!) è persona e va rispettata. Perché lui, però, consideri quella fase della sua vita un «orrido evento», non so: forse uno psicanalista laico potrebbe aiutarlo. In ogni caso non ho «sbagliato il periodo storico» in cui «l'evento si è determinato». Sul suo sito internet, infatti, il prof. Flamigni scrive di essere «nato a Forlì il 4 febbraio 1933». Si deve dunque dedurre che sia stato laicamente concepito ai primi del maggio del 1932 e che l'«orrido evento» della fase embrionale della sua vita si sia concluso tra la fine di giugno e i primi di luglio (fine dell'ottava settimana di gestazione). Dunque, «nell'estate del 1932»: proprio come ho scritto. Vede, Professore, io sono solo un giornalista, ma lei, che è uno stimato ginecologo, dovrebbe spiegarmi come mai dà l'impressione di non conoscere la storia dei suoi inizi.

NATALE E LAICITÀ
Alla sagra del laicismo partecipa anche il Manifesto, che, in una rassegna della «laicità al Quirinale settennato per settennato» (giovedì 27) critica anche quello attuale, perché Napolitano ha parlato, una volta, della «cosiddetta "Terra Santa"». Giudizio laicista, ma come mai, nella stessa pagina, si annuncia la nascita di Elisa (auguri) «la notte di Natale»?