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È tempo di sospensione per bar e ristoranti

Paolo Massobrio mercoledì 20 gennaio 2021
Monica e Luis hanno utilizzato la lista di broadcast del telefonino per l'ultimo appello ai clienti affezionati: «Abbiamo bisogno di voi: pagate ora un pranzo per una persona e venite in due entro il 31 marzo. O nel 2021». Quaranta euro in due, come i saldi di fine stagione o il 3x2 della Gdo che tuttavia lavora con ondivaghe precauzioni per la sicurezza. Non tutti rilevano la temperatura all'ingresso e non risulta che ci sia qualcuno che sanifichi i carrelli della spesa che passano di mano in mano. Invece il ristorante non va bene: sarebbe un luogo di assembramenti, anche se non di focolai, visto che la cronaca non rileva questo allarme. Ma la cronaca è ben strana: si è già stancata di fornire i dati dei contagi benché l'indice tamponi/positivi oscilli intorno al 5%; ma non bisogna essere ottimisti, altrimenti il rischio è di abbassare la guardia. E magari vien da dar ragione a cuochi e camerieri che sono a rischio col lavoro. Intanto lo smartworking sembra una certezza acclarata: rimarrà per molto tempo, mentre i giornali offrono ai superstiti della scrivania i tutorial per preparare la schiscetta. E se il capo di abbigliamento più gettonato nelle compere natalizie è stato il pigiama, il resto degli acquisti è in stallo (e il vino in enoteca è proibito dopo le 18, ma al supermarket no. Ingiustizia). Si attende la Primavera, che è metafora di una ripartenza, ma anche un obbiettivo temporale dove la speranza è che si allentino le restrizioni. Le cronache locali dei giornali, in questi giorni, offrono un quadro realistico: multe e chiusure per i ristoratori "disobbedienti" che venerdì scorso hanno aperto, col risultato di aver messo al centro dei dibattiti televisivi le loro istanze, ma anche addio all'ultimo negozio di alimentari di un paesino, che invita tutti ad andare, anziani o giovani, a prendersi il carrello (non igienizzato) del supermercato più vicino. Un affinatore di formaggi di Arona, Giovanni Fiori, ha dichiarato di aver perso i clienti di bar e ristoranti, ritrovando però i privati. Alla stregua dei vinnaioli, che hanno orientato la vendemmia 2020 a vini da invecchiamento (sempre che la cantina sia capiente per favorire la capitalizzazione di bottiglie), si orienta verso stagionature anch'esse prolungate. Il formaggio e il vino saranno migliori, forse, ma quando finirà questo senso di sospensione? Ora è dal Recovery Fund che si attendono risposte, ma anche la politica sembra sospesa. E domandarsi fino a quando, non è un gran bel segnale.