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È partita la vendemmia E si prevede alta qualità

Andrea Zaghi domenica 18 settembre 2022
Buono, buonissimo, spesso ottimo. Quest'anno sarà così il vino italiano. Nonostante le follie del clima, e superando anche l'esorbitante crescita dei costi di produzione. Etichette nazionali, quindi, sempre sugli scudi, soprattutto nei mercati esteri, anche se devono fare i conti con costi di trasporto spesso altrettanto da primato. A mettere in fila numeri e ragionamenti, ci hanno pensato l'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, che insieme hanno presentato qualche giorno fa le previsioni pressoché della vendemmia 2022 definita dai tecnici «soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità». La produzione 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino, la stessa quantità dello scorso anno (50,23 milioni il dato 2021) e a +3% rispetto alla media del 2017-2021. Tutto è comunque legato all'andamento climatico di questi ultimi giorni. Ciò che conta, poi, sono i mercati. Secondo Ismea, l'ultima campagna è stata chiusa «con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa». Mentre «le prime battute della nuova delineano uno scenario ancora incerto dove pesano tensioni sui costi e alla logistica». Già, perché oltre ai costi in salita per quanto riguarda tutte le materie prime usate per la produzione di uva, i vitivinicoltori devono anche fare i conti con quelli di trasporto: una voce di bilancio che in questi ultimi tempi ha registrato anche aumenti a tre cifre come quelli dei container e dei noli marittimi che vanno dal 400% al 1000% come hanno fatto notare i coltivatori diretti. Tecnica produttiva e ricerca di alto livello, da un lato, e grande promozione unita ad una raffinata logistica, dall'altro, appaiono così essere ancora una volta gli elementi chiave per il comparto che è comunque la punta di diamante dell'agroalimentare italiano. Pur se, come è stato fatto notare dall'Unione italiana vini, ad una produzione importante dal punto di vista qualitativo non sempre corrispondente una risposta positiva in termini di valore. «Il tanto declamato record produttivo – è stato spiegato -, non è una condizione sufficiente per generare ricchezza: le rese valoriali del vigneto Italia registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segnano una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro contro 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 contro 82 euro)». È forse questo il datoda cui partire per rilanciare la vitivinicoltura italiana.