Rubriche

Droga, ecco l'altro conflitto che minaccia l'Unione

Gianfranco Marcelli martedì 17 maggio 2022
Una guerra sotterranea, meno appariscente e rumorosa ma non meno minacciosa di quella che si combatte alle sue frontiere orientali, aggredisce con crescente intensità l'Europa. Miete vittime, semina disperazione e miseria, produce danni collaterali e diluiti nello spazio e nel
tempo, come gli ordigni a frammentazione che devastano l'Ucraina. Il nome generico e convenzionale del nemico è "droga", le sue armi più letali si chiamano oggi cocaina e metanfetamine, strumenti d'offesa che affiancano con crescente efficacia l'assedio asfissiante, e solo in apparenza più sostenibile, della cannabis.
L'ultimo bollettino da questo "fronte" tutto interno, impossibile da ricostruire sulle carte geografiche, è stato diffuso alcuni giorni fa dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (l'agenzia dell'Unione con sede a Lisbona), in collaborazione con l'Europol. Vi si descrive uno scenario che vede il Continente non più solo come mercato di approdo dall'esterno e di consumo finale, ma anche come un'area, in continua crescita, di produzione e di ulteriore smistamento al di fuori dei suoi confini. Un territorio dove quasi un'organizzazione criminale su due è attiva nel campo degli stupefacenti.
Nel rapporto 2022, non sono tanto i numeri e le stime quantitative a colpire, ma il panorama d'insieme che emerge. Non che i 10 miliardi e mezzo di "fatturato"
al dettaglio, calcolato dagli esperti, sia un dato da trascurare. Così come i tre milioni e mezzo di europei fra i 15 e i 64 anni che ammettono tranquillamente di aver assunto sostanze nel corso del 2021 (quanti altri l'avranno fatto negandolo?). Senza dimenticare la crescita inarrestabile di sequestri, che per la sola cocaina l'anno scorso hanno superato le 214 tonnellate: in apparenza può sembrare una buona notizia, in realtà è la spia indiretta di una diffusione sempre più massiccia del fenomeno.
Soprattutto, gli autori della ricerca segnalano con preoccupazione che ormai il ricorso alle droghe tende quasi a omogeneizzarsi nell'ambito dei 27 Paesi. Ad esempio il consumo di coca si sta rapidamente allargando anche nelle aree orientali della Ue dove finora era meno diffuso. Allo stesso tempo, il ricorso alla metanfetamina, prima concentrato in nazioni della Mitteleuropa come la Cechia, guadagna velocemente terreno ovunque, come dimostrano le analisi nelle acque di scarico in Belgio, Olanda e altrove, o la fioritura di laboratori in grado di produrre su larga scala. Si va in qualche modo verso una sorta di "Unione dello sballo", che poco rassicura sulla sua tenuta.
La metafora bellica, del resto, regge anche sul piano tecnologico, perché emerge una sempre maggiore capacità delle reti clandestine di favorire la ricerca e la creazione di nuove droghe sintetiche, particolarmente pericolose per la salute delle nuove generazioni. Come sottolinea poi il direttore dell'Osservatorio di Lisbona, Alexis Goosdeel, il mercato del settore si dimostra molto dinamico e integrato, potendo contare oggi su "una più stretta collaborazione tra le organizzazioni criminali europee e internazionali": proprio come il business degli armamenti. Anche questa guerra silenziosa, causa di lutti e di disastri sociali incalcolabili, merita insomma di essere combattuta senza tregua, guidata da una "intelligence" competente e finanziata adeguatamente dai bilanci comuni. Soprattutto, nella consapevolezza che il "nemico" resterà sempre irriducibile e mai disposto a tregue umanitarie. Perché è disumano per natura.