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Don Benzi e l'incontro «simpatico» con Gesù

Gianni Gennari sabato 21 maggio 2022
Don Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente, presso Rimini, settimo figlio di Achille, bracciante, mutilato di guerra e spesso disoccupato, e madre, Rosa Silvagni molto credente. Un giorno la maestra parlò agli alunni del loro futuro con 3 proposte: scienziato, esploratore e prete. Lui a casa disse alla mamma «Mi faccio prete!». A 12 anni dai Comboniani, poi in Seminario a Rimini, Bologna e ancora a Rimini, dove lo impressionò l'idea che fare il prete volesse anche dire «farsi strapazzare dalle anime». Il 29 giugno del '49 è prete soprattutto tra i ragazzi, nel '50 è vice assistente della Gioventù cattolica e insegna francese, italiano e matematica in Seminario. Nel '54 è direttore spirituale dei seminaristi e insegna religione nei licei statali. I ragazzi lo cercano e lui li accoglie ogni sabato, anche in confessionale. Dice sorridendo che tutti hanno bisogno di «un incontro simpatico con Gesù»: vuol dire condivisione dei sentimenti. Ciascuno esce dalla propria solitudine: così i poveri ti diventano «simpatici» anche - parole sue! - «se ti sputano in faccia». Ma i poveri non vanno mai in vacanza, e nel 1955 pensa di costruire una casa di vacanze in montagna solo per loro. Servono soldi! Nel '58 va a chiederli negli Stati Uniti, li trova e nel '61 a Canazei inaugura la casa Madonna delle Vette. Però al mondo ci sono anche i disabili, anche per loro le vacanze erano difficili e lui nel 1968 inaugurò la prima vacanza di condivisione. Stesso anno cominciò a pensare l'Associazione Papa Giovanni XXIII, riconosciuta giuridicamente nel 1972. Non bastò però, e don Oreste con altri 3 preti, Elio Piccari, Sisto Ceccarini e Romano Migani, realizza in un garage in prestito una parrocchia guidata non da un parroco, ma da una comunità di preti con la celebrazione dell'Eucaristia «senza la quale non c'è Chiesa», e con la realizzazione di un asilo, ambedue nel 1972. Ma asilo dice famiglia, padre, madre e bambini…e in realtà ci sono tanti bambini senza mamma e papà, e a rimediare non bastano gli Istituti. Per lui «Dio ha creato la famiglia, l'uomo ha creato gli istituti!». Nasce così nel 1973 a Coriano, ancora presso Rimini, la prima Casa Famiglia dell'Associazione Giovanni XXIII. Arrivano i primi riconoscimenti ecclesiastici, e lui comincia a pensare ai tossicodipendenti, anche all'estero, per esempio in Zambia, con la prima Casa famiglia in terra di missione. Finito? Tutt'altro! Nel 1990 pensa alla prostituzione: ogni sera col famoso colbacco va a cercare quelle che chiama “prostituite”, e mai “prostitute”, per sottolineare la loro mancanza di libertà di fronte agli sfruttatori, padroni e clienti…Singolare l'espressione con cui era solito aprire il “dialogo” con loro: «Do You love Jesus?». Uomo di azione, ma non ha mai smesso di scrivere e pubblicare: pedagogia, spiritualità, meditazioni sulla parola di Dio. Finalmente il 7 ottobre 1998 giunse il riconoscimento ecclesiale della Comunità, ma lui non gradiva di essere detto “fondatore” - tentazione frequentissima anche in cose di Chiesa! - e sorridendo replicava: «Devo stare attento a non diventare l'affondatore della comunità!». Passano gli anni: nell'autunno 2007 una caduta lo costringe ad una temporanea immobilità. Sorridendo dice: «Eccomi! Sono un barbone!». Il 2 novembre chiama di notte e dice: «Muoio! Muoio!». Per il funerale, previsto nel Duomo, ma poi celebrato nel Palacongressi, il vescovo Francesco Lambiasi lo ricorda così ai 10.000 presenti: «Come Gesù, don Oreste non si apparteneva: quanto si sentiva di appartenere a Dio, tanto sentiva di appartenere ai poveri…». Santo? Il cammino della “causa” è partito il 27 ottobre 2012.
Per ora “servo di Dio”!. E “del prossimo”?. Don Oreste ha capito benissimo quel «lo avete fatto a me!» di Matteo 25. Ora toccherebbe a noi!