Rubriche

dominio di sé

Gianfranco Ravasi mercoledì 13 ottobre 2004
Le virtù maestose e degne di rispetto consistono in quel grado di dominio di sé che ci lascia attoniti per la sua sorprendente superiorità.Adam Smith (1723-1790) è noto soprattutto per le sue teorie economiche di stampo liberistico, ma ha scritto anche di etica, come nel caso di un"opera che in questi giorni sto qua e là leggicchiando, Teoria dei sentimenti morali. In essa trovo la battuta che ho voluto oggi proporre anche ai miei lettori, una frase un po" enfatica ma significativa. A tutti, infatti, è capitato di imbatterci in personalità che ci conquistano per la loro "sorprendente superiorità" e Smith ne ritrova la radice nel "dominio di sé". La sua osservazione ha un"indubbia verità. L"arte dell"autocontrollo, del saper frenare parole e atti impulsivi, è frutto di una fermezza grandiosa, di un"ascesi interiore, di un esercizio costante.La sboccata superficialità dei dibattiti televisivi, l"incontrollata frenesia verbale di certi politici, pronti a smentire quello che hanno detto un"ora prima, l"agire inconsulto che genera danni spesso irreparabili non possono che far rimpiangere quel dominio di sé ormai andato smarrito. Bisogna, dunque, mettersi seriamente al lavoro su se stessi; si deve ritrovare la pratica dell"esame di coscienza e l"esercizio della virtù della prudenza. Un proverbio medievale diceva: Quidquid agis, prudenter agas et respice finem, qualsiasi cosa faccia, còmpila con prudenza, badando al fine, cioè al suo esito ultimo. Tuttavia, in conclusione, vorremmo anche aggiungere una piccola riserva: guai a quel dominio di sé che diventa orgogliosa e gelida autosufficienza!