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Dio e l'uomo: speranza intrecciata

Ermes Ronchi giovedì 19 giugno 2008
XII Domenica del Tempo
Ordinario - Anno A

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non temete gli uomini poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri! Un Dio che si prende cura dei passeri e poi si perde amoroso a contarmi i capelli in capo. Eppure i passeri continuano a cadere, gli innocenti a morire, i bambini a essere venduti. E Dio a rassicurare i suoi: «Non temete, neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Padre vostro». Ma allora è Dio che fa cadere? È lui che spezza le ali, è suo volere la morte? No. Il Vangelo non dice questo. Assicura invece che neppure un passero cadrà a terra «aneu», letteralmente «al di fuori, all'insaputa di Dio», di un Signore coinvolto nel volo e nel dolore delle sue creature. Nulla accadrà nell'assenza di Dio, ma nel mondo troppi cadono a terra senza che Dio lo voglia, troppe cose accadono contro il volere di Dio: ogni odio, ogni guerra, ogni ingiustizia.
Ma nulla accade «al di fuori di Dio». Egli si china su di me. Intreccia la sua speranza con la mia, il suo respiro con il respiro dell'uomo, sta nel riflesso più profondo delle nostre lacrime per moltiplicare il coraggio.
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo: il corpo non è la vita, tu non sei il tuo corpo. Eppure lo ritroverai: neanche un capello andrà perduto. Per l'amante nulla è insignificante di ciò che appartiene all'amato.
Io che desidero essere salvato, voglio esserlo con il mio cuore e le mie emozioni, con tutte le persone che costituiscono il mio mondo di affetti e di forza. E lo sarò, perché nulla c'è in me di autenticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio.
Ma l'immagine dei passeri e dei capelli contati, di queste creature effimere e fragili, mi riporta ai più fragili tra i fratelli, agli anziani, agli ammalati, agli handicappati, a quanti non possono più lavorare e produrre, e si sentono inutili e impotenti. Proprio a loro Gesù dice: «Non temere: tu vali di più. Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero o fragile come un capello, tu vali di più, perché esisti, vivi, sei amato, e Dio si intreccia con la tua vita».
Signore, ho combinato poco nella mia esistenza e adesso non riesco più a combinare niente. E lui risponde: Tu vali di più, non perché produci, lavori, ti affermi o hai successo, ma perché esisti, gratuitamente come i passeri, debolmente come i capelli, nelle mani di Dio. Su te è la sua cura, in te è il suo respiro. Dove tu finisci, comincia Dio.
(Letture: Geremia 20,10-13; Salmo 68; Romani 5,12-15; Matteo 10,26-33)