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Dio? Quelli che" fanno d'ogni erba un fascio

Gianni Gennari mercoledì 23 aprile 2003
"La rivincita di Dio"? Così dieci anni fa Gilles Kepel. Certo la parola "Dio" straripa in pagina su tutte le bocche, a proposito e a sproposito. Saddam, Bush, Benladen, leader islamici, tutti lì. "Il Manifesto" reagisce infastidito nel fondo che apre il giorno di Pasqua. "Piani divini": Ida Dominijanni ironica elenca chi parla per Dio a Washington, e poi "nelle moschee e per le strade di Baghdad, (dove) Dio parla la lingua della ribellione, e si prepara a parlare quella della ritorsione. Né con Bush né con Saddam, ma solo con l'islam, gridano sciiti e sunniti riunificati dall'invasore". Subito prima ha annotato: "Sul Colle Palatino di Roma Dio parla la lingua della croce e il suo vicario in terra parla nel nome delle vittime di tutte le violenze" e addita "il Corpo di Cristo" in "ogni piaga, ogni brivido di dolore, ogni rivolo di sangue che scorre"" Poi riassume: questa "Pasqua sa di tremendo, con i monoteismi armati uno contro l'altro". E conclude: "Noi che siamo infedeli" non volendo e non potendo leggere nei piani divini, possiamo solo contare nei piani nostri e nelle nostre mani". "Nostri"? Lassù, proprio sopra il titolo, spicca l'autocertificazione: "Quotidiano comunista". Da quelle parti elencano voci diverse, ma poi le mettono tutte insieme - "monoteismi armati" - e si rifugiano nel loro "comunismo", quello delle loro "mani" e dei loro "piani". Nessuna differenza che valga, tra l'annuncio di Bush, quello degli imam musulmani di ogni rito e quello di Giovanni Paolo II sul Palatino! Forse c'è, ed è grande. Prima o poi capiterà anche da quelle parti qualcuno che la spieghi. È una speranza"