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Coronavirus. Il gatto di Costanzo

Alberto Caprotti martedì 7 aprile 2020

Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…

Giorno 27

Apprendo con soddisfazione dai giornali, e ve lo comunico nel caso ve lo siate perso, che Stefania Sandrelli cuce e canta, Maurizio Costanzo chiacchiera al telefono con i nipoti e parla con il gatto, Ambra Angiolini invece pulisce ossessivamente casa “come un orsetto lavatore” (parole sue), e il filosofo Maurizio Cacciari si taglia i capelli da solo, ma tiene a precisare che lo faceva anche prima.

Ecco, uno pensa che in questi giorni infiniti non imparerà nulla di importante, e invece la vita agli arresti domiciliari rivelata dai personaggi dello spettacolo e della cultura regala grandi soddisfazioni. Ed è una splendida fonte di democrazia, perché dimostra che loro, i vip, fanno esattamente quello che facciamo noi mortali. Incredibile, vero? Il Coronavirus come “livella”, direbbe Totò.

Cosa ci sarebbe di così particolare per finire su un giornale in Stefania Sandrelli che cuce o canta, questo però è difficile capirlo. Ma ignoro anche che mestiere sia esattamente il filosofo, o perché Cacciari si tagliasse i capelli da solo anche prima che chiudessero i parrucchieri. Ma questo i giornali purtroppo non lo spiegano. Quanto al parlare con il gatto, Costanzo è certamente in buona compagnia visto che in questi giorni difficili molti parlano anche con il frigorifero, con il ficus e persino con le ante dell’armadio.

Comprendo comunque la difficoltà dei miei colleghi giornalisti, intendo quelli incaricati di riempire le rare pagine non dedicate al virus e per questo obbligati a raccontare il nulla che accade oltre quello, e a spacciarlo come sensazionale, o almeno curioso. Non è colpa loro. Il fatto è che questa vita da reclusi con fine pena chissà quando, ci sta facendo scoprire che la normalità è diventata la nuova rarità. Ridere senza motivo, annoiarsi per gioco, impastare una torta, dubitare per rafforzare le certezze, amare l’istinto: la normalità di oggi in fondo è la stessa di ieri, quando però non avevamo tempo per accorgercene. Fare cose semplici è l’eccezionale quotidiano. E’ questa l’unica, grande differenza: siamo testimoni inermi di un cambiamento che non abbiamo scelto ma solo accettato. E che, almeno in questo, non è affatto male.

P.S. Ad Ambra Angiolini, mi permetto di ricordare che l’orsetto lavatore in realtà è un procione. Che detto così annulla la poesia, ma la realtà del normale, appunto, prevede anche di chiamare le cose con il loro vero nome.