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De Falco sorprende anche gli scettici del giallo

Cesare Cavalleri mercoledì 5 novembre 2014
Non amo i gialli, i thriller e abbomino gli horror e i noir. Non mi piacciono i libri di suspense più o meno complicata perché sono libri che non si possono rileggere: quando si è conosciuto il finale, l'intrigo perde interesse. La letteratura, invece, comporta rilettura. Come un cruciverba dopo che lo si è risolto: chi tornerebbe a risolverlo? Semmai mi incuriosisce la scrittura dei giallisti perché, almeno in astratto, tra le righe può sempre acquattarsi un po' di letteratura.Con una certa diffidenza ho preso in mano Il tempo non cancella, di Roberta de Falco (Sperling & Kupfer, pp. 304, euro 16,90), con questo slogan sul risvolto: «In una Trieste affascinante e malinconica, un giallo dalle tinte delicate che getta uno sguardo intelligente e critico sul mondo dei libri». Dunque un giallo, però «dalle tinte delicate», e poi ambientato a Trieste, città letteraria di suo e, in più, «sul mondo dei libri», che conosco assai bene. Leggiamo.Le prime pagine non sono incoraggianti, con dialoghi un po' impagliati. È verosimile un commissario di polizia che dice alla moglie: «Guarda che so leggere i tuoi sottotesti, Carla»? La quale Carla poi sbotta: «Mi trattate come un appendiabiti». Forse bastava un modesto «attaccapanni». A p. 45, però, Petra «portava i suoi sessantott'anni con l'incuranza di una ragazza». «Incuranza»: da quanto tempo non m'imbattevo nel sostantivo di «incurante». Tanto basta per invogliare la lettura. A mano a mano che procedevo, mi trovavo invischiato nella trama. Perché il plot è perfetto: c'è il vecchio scrittore Ivo Radek, esule istriano, che dopo il bestseller L'amico d'infanzia, è in declino ma in odore di Nobel, per cui è conteso dagli editori; c'è il bulimico commissario Benussi, con i suoi collaboratori Elettra e Valerio che non si decidono a sposarsi, c'è il critico Stelio Kunz (scrittore frustrato) che vuol rientrare nel giro editoriale, ci sono i figli e i nipoti di Radek, e c'è, soprattutto, «l'amico d'infanzia» Frano, che dopo tanti anni si fa vivo con una lunghissima lettera: Frano non aveva propriamente tradito Ivo, di mezzo c'era Lea, amata da entrambi, i cui figli... E qui mi fermo perché dei gialli non si può svelare il finale, molto ben preparato. Dirò che il rapporto tra Ivo e Frano ricorda un po' quello dei protagonisti di Le braci di Sándor Márai, capolavoro assoluto.Il tempo non cancella è un libro sulla memoria, sull'esilio, sul difficile intrico dei rapporti umani, sulla letteratura come aspirazione e come oblio, sul disincantato mondo editoriale. Emblematica è Rhoda Kunz l'agente letterario di Ivo Radek, che si destreggia tra colossi editoriali e preferenze personali: è stanca dei manoscritti che le ingombrano la scrivania «infarciti di parolacce, volgarità, violenza, descrizione di rapporti sessuali in tutte le forme, e anche se molte opere venivano cestinate alla decima pagina, il senso di sporcizia, tristezza e squallore restava addosso per giorni, togliendo la voglia di affrontarne di nuove». Per cui, chissà che Rhoda si decida a promuovere il manoscritto del simpatico commissario Benussi (ha scritto un romanzo anche lui), che almeno potrebbe esprimere valori positivi. Ed è la fondamentale positività di Il tempo non cancella il suo pregio migliore, nel tracciare l'insuperabilità dei legami familiari, l'aridità dell'odio e la bellezza del perdono, intrecciando rimpianto e progetti di futuro. I gialli non si rileggono, ma quando funzionano lasciano qualcosa di più della soddisfazione di aver risolto un cruciverba intelligente e impegnativo.